CORRADI - CIBO PITAGORICO - 1781 copia

X I V C A P I T O LO D I L E T T E R A D I F . V. C O R R A D O A D N . N . SUO AMICO. C Erchi di me contezza, E della Patria mia, La qual vantava un tempo E gloria, e Signoria? Vò fodd.sfarti. £' Iria , Che, Oria, oggidì lì chiama, Nell'antica Japigia D' immortai gloria, e Fama. Per nob il ferto, e vanto, Fra tutti que* Paefì, Ebbe per Fondatori I primi Eroi Cretefi. Quefti, { com' è pur noto), Furono Cavalieri , E in quella prima Etate, Forti , e prodi Guerrieri, Che la refero fempre Con lor virtù fagace, Non men temuta in Guerra, Che rifpettata in pace. Era fuo pregio un giorno II trionfale Alloro : Abbiette cofe, e vili Stimò P argento , e Toro. La Virtù de' fuoi Figli, La refero di poi Nota baftantemente Fino alli Lidi Eoi. Fra quefti fi diftinfe Più d' un dotto Corrado ; Ma, fra gli altri , ìl gran Qjinto , Gloria del Parentado. E i M^r/, e i Caftiglioni 9 E i nobili Pagani y I Granafei fublimi, E gli Argentieri umani f Diedero luftro, e pregio Alla natia contrada , Chi con la Toga addotto , Chi con in man la fpada . Di tanto, la mia Patria Potè gloriarli allora , E ne precorfe il Nome Ne' Regni dell'Aurora; Quando in Bizanzio altera, Scopo della Fortuna , Su la fronte del Trace Tremò l'argentea Luna. Ma, fopra di tre Colli, Negletta, e fconofciuta , Or piange il primo merito, E gloria fua perduta. E gli Abbi tanti fuoi Delia lor Patria al duolo, Unifcono i lor gemiti Con

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