CORRADO - IL CREDENZIERE BUONGUSTAIO 1778 - unire pp 85-86!!
X 39 X Sagace il gufto ed eloquente, e Tempre Ouel che l'irritai dolcemente ancora PÌù nutre moderato, e il fen ri fiora. 1 Piacer non v è p>ù bello Di qtiel che giova e alletta, Quello che fol diletta > Fille , non è piacer • MoftrÒ di fenno, e d'arte Quindi le prove eftreme, Chi leppe il dolce infìeme Coir utile goder . D'udir farai bramofa Come il liquor fi fciolga? Un chiufo rame Colmo di limpid 1 onda Fa pria che bolla in fui carbon, divifa Indi in frammenti ^ e con miiura, a tempo Quella foftanza entro v* infondi ; air orlo Veloce la vedrai Gorgogliando falir : ma fia tua cura , Quando abbifogni allor, vigile e pronta Allontanarla dalla fiamma. Al fegno Poi che alfì.i giunfe col calor, ritolto Il vafo al rogo ardente, in eflfo immergi Breve dentato legno, Che fra le palme ftretro, In frequenti rotando oppofti giri L' umore agita e frange, Che fpuma, e fi dilata • In tazze allora Mefci a forfì interrotti Dal replicato flagellare altero-, Il foave liquor. Bevilo alfine, Ma fìedi, ti diranno, E favella fratanto, e dolcemente Mormora della gente . Io chieggio folo Che meco al labro or tu T appretti . Ah Fille Ti piacque ? Lo forbirti ? E non lei quella Che finor lo fdegnò t Del molle fesso C 4
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