CORRADO - IL CREDENZIERE BUONGUSTAIO 1778 - unire pp 85-86!!
lite, fritte* arrofìtte , ed anco de* Pefci cotti nell'acqua; e m l tempo iftcffo , la moderazione , la temperanza , e 7 naturale appetito , regolava il tempo , ed il numero delie loro Tavole . IV. Ma quejla temperanza non fa di lunga durata. U abito di mangiare jempre ? ijhffe cofe , e quafi appa* reechiite dJF iftefja maniera, partorì il difgufto : il difgufto fece nafeere la cut iofita; la curiofita, fece fare delle fpe- rienze ; e la fpcrienza, generò infine la Jenfualita. U Uo– mo gu/lò , affa*già , diverfificò , fcelfe a talento; dal eòe derivò nel decorjò de* tempi, a farfi un Arte pofìtiva , e meccanica, di quell'azione , cH ca prima fui princi» pio , la più femplice , e la più naturale . V. Gli sfiatici più voluttuoji , che gli altri PQ. poli, furono i primi, che s 1 impiega/fero nella prepara– zione delle vivande , adattate alle produzioni del loro clima. Il commercio ne portò f ufo a* Convicini . E così, la voluttà , /' abbondanza , la varietà , e la dilicatezza, delle Tavole, pafsò dall'Ajla alla P.rfia , alla Grecia f e quindi agli altri Popoli della Terra ; e venne in fé- gnito qaeiV Arte , /limata cotanto neceffaria , importan– te , ed onorevole in quei tempi , che per puro genio , e piacere, venne anche efercitata da primi Signori, e Mo» narchi della rimata Antichità , come potrà offervare , chi ha defiderio , e volontà di leggere, nelï Economia del Cittadino in Villa erudito Vincenzo Tanara. VI. / Romani divenuti ricchi , e potenti , feoffero ancor e(fi il giuogo delle antiche loro Leggi; e lafcianda da parte la vita frugale , e fobria, fi diedero in appref- Jo con tanto luffb alla varietà , e buon gujìo de* cibi 9 che forpaffarono qualunque altra Nazione, Quindi da Ho» mani veramente ebbe principio la fontuofita, la dilicatez* za , la numero/ita , e fopratutto , la più forprendente ma» giù*
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