COUGNET DA FLIPPARE- L'arte cucinaria italiana vol I - 1910
678 CAPO VI. Pesce “ San Pietro Il pesce San Pietro ( Zeus faber) — dai Greci detto « pesce di Cristo » e dai Tedeschi « re delle aringhe » e John Dory dagli Inglesi (1) — è imo strano prototipo degli Zeidi (detto anche « Zeo dorato »), che com prendono il tonno, lo spadone, lo sgombero, ecc. Frequente nel mare Mediterraneo, h a un aspetto bizzarro ; col suo corpo compresso e di forma ovale, la sua grossa testa a pezzi cartilaginei, co’ suoi occhioni situati in alto e molto ravvicinati, colla bocca fìssa obliquamente, e colla mascella inferiore proeminente, e colla pinna natatoia dorsale a lunghi filamenti svolazzanti e di color giallo verdastro dorato. Stigmate caratte ristica — che il volgo afferma essere 1’ impronta dell’ estrem ità delle due dita di San Pietro nell’ afferrarlo a guisa di pinza — è una macchia, su cadaun fianco, nericcia, contornata da un alone grigio chiaro. Questo pesce — che ha carni eccellenti, specialmente adatte per le minestre di pesce e per essere anche mangiato bollito, come lo servono in Inghilterra, con le loro salse da pesce — fornisce al cuoco intellettuale dei gustosi filetti che può ammannire al pari di quelli altri pesci fini, sopratutto se confezionati « all’iuglese ». La sua deformità, proveniente da quella stru ttu ra cartilaginea spiccata già accennata, fa sì che ra ra mente vien servito su mense distinte, benché non la ceda al dentice ed al branzino per squisitezza di carni. A lui s’addieouo tu tte le preparazioni comuni ai due pesci sullodati. Comunemente lo si ammannisce a l lessato in acqua e sale con ortaggi tagliuzzati, e lo si serve guarnito di v ari legumi, specialmente con patate bollite, ed accompagnato da salse al burro. 196 0 . — P e s c e S a n P i e t r o c o l l a s a l s a d ’a r s e l l e a l l ’inf llese. R a sch ia te ac cu ra tam en te d a ambo le p a rti un bel pesce San P ie tro freschissimo, e sbuzzatelo dalle orecchie. Im b rig lia te lo p e r la te s ta , collocatelo sul graticcio della navicella e b agn atelo fino a coprirlo con acqua fred d a salata, m ista ad una b o ttig lia di vin bianco secco e co lP agg iun ta dei so liti legum i p e r fondi, ta g lia ti a fe tte . A l primo bollore, r iti ra te la pesciaiuola su ll’ angolo del fornello, e dopo 20 m inu ti d i crog iuo latu ra, sollevate il pesce sul g raticcio e fatelo sgocciolare ; fatelo scivolare sul p ia tto coperto da tovagliuolo, circondatelo con foglie di prezzemolo. S e rv ite a p a rte una salsa d ’arselle e p a ta te bollite. Del Pesce Scorpione o Scorfano. La « Scorpena scrofa » o « Scorpione del diavolo », detto « Scorfano » dai meridionali, è un pesce di aspetto ripugnante, colla testa grossa e spinosa, corpo oblungo, con forme tozze, pelle molle e spugnosa con lembi cutanei rossicci ; armato di forti spine che sovente occasiouano punture dolorose, perciò bisogna prendere delle precauzioni nel pulirlo. Si conoscono una ventina di specie di scorfani, tra i quali uno vo lante ( Pteroidis volitans), che trovasi nei fiumi del Giappone ed è ancor più orrido di quelli di mare. Nel Mediterraneo ne esistono due specie: lo Scorfano a grandi scaglie e quello a scaglie piccole; tra questi vi è il così detto Bouguaou dei provenzali, Bóchié dei nizzardi, Caramassou dei linguadocciani, e Cotte- Scorpion-de-Mer o Chabot mariti nella vera lingua francese. Quelli che noi chiamiamo scorfani, sono le così dette Buscasse dei provenzali, delle quali vi è la rossa e la bianca; quest’ultima, più piccola dell’altra, è veramente di color grigio con macchie biancastre. (1) I Francesi chiamano S aint-P ierre o Poule de mer una varietà di « cabillaud » o merluzzo.
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