COUGNET DA FLIPPARE- L'arte cucinaria italiana vol II - 1911
454 CAPO XI. le foglie tenerelle della bietola erbacea (non a costa), della quale gli ortolani reggiani fanno una coltiva zione intensiva ed estensiva, atteso la grande richiesta e consumo di questa verdura, che — come per le « asparagiate », le « carciofolate » e sim ili vivande loristiche — , a quella data epoca primaverile, forniscono il pretesto e lo scopo, ai buongustai, per recarsi, in liete brigate, nelle varie osterie dei dintorni, a man giare quella torta di bietole, insieme a salumeria, gustando poi del buon vino Lambnisco dei vigneti di Sorbara nel modenese e dei ronchi del reggianese. Eccone la forinola : P rendete circa 5 0 0 gr. di fior di farina ; fate il pozzo e versateci un bicchiere d ’acqua fredda, stru tto fresco 60 gr. ed una noce di burro. Im pastate bene il tu tto , tanto da ottenere una pasta molto soffice e leggera, da potere essere tira ta sottile col mattarello sulla spianatoia. F a te due porzioni di questa p asta : una un po’ più piccola, per tappez zare la teglia o ruota di rame ; l’a ltra un po’ più abbondante, che serv irà a formare il coperchio. P rendete 5 Kg. di foglie di bietola, ben tenere e fresche, mondatele, lavatele, asciugatele, tagliatele line col coltello e ponetele in una te rrin a con molto sale a morti ficarsi, du ran te almeno 4 ore. In capo a queste, spremete le bietole e fate loro rendere tu tta l’umidità. In una padella porrete a liquefare da 2 0 0 a 2 5 0 gr. di lardo grasso tri tolato, e 1 0 0 gr. di burro con qualche fronda di prezzemolo ; quando il battu to sarà ben liquefatto e soffritto, versateci le bietole, già strizzate, e rimestandole, fate che s’incor porino il lardo. Fuori del fornello, e quando la massa delle bietole sarà quasi fredda, mescolateci 2 0 0 gr. di formaggio reggiano g rattug iato e un tuorlo d ’uovo. Lasciate ra ffre d dare. S tendete il foglio di pasta, tirato ben sottile, del blocco più piccolo, sul fondo e sugli orli della teglia b a rra ta , sopravanzandoli distendeteci sopra la massa delle bietole già condite, lisciandola col cucchiaio di legno, onde renderla pari e dello spessore di un buon dito ; del blocco di pasta rim asta, tira te sottilissima più che potete, una foglia che svolgerete col mattarello, al disopra dello strato erbaceo, per modo da for mare il coperchio ma tu tto p ieghettato ossia arricciato. Fondete le estrem ità della foglia di copertura, con quella prima sopravanzante che tappezza la teglia e formate un bell’orlo, tu tto intorno al bordo della teglia. Mandate la to rta al forno, di calore non troppo forte, e fatela cuocere (durante u n ’ora e mezza circa), p iuttosto in bianco, oppure d ’un leggero biondo dorato. Quando lo scarpazzùn sarà a mezza cottura, cospargetene la superficie, già crostellante, con un tritum e fino di lardo e prezzemolo, ('o tta a punto, servitela caldissima dettagliandola come per le altre torte. Boppacjgme o Bonaria. La Burago offioinalis c i somministra, colle sue foglie, un erbaggio per minestre (specialmente per quelle dette di S. Giuseppe) e per zuppe maritate coll’uovo. I ramoscelli più teneri, invece, impastati nel solito intriso di farina per frittelle, vengono fritti (alla moda genovese ed alla fiorentina) e cosparse cou zucchero in polvere ; servono anche di guarnitura per gli arrosti. I fiorellini azzurri, oltreché s e r v i r e a variegare, co’ fiori delle balsamine : rossi, paonazzi, bianchi, rosei, le insalate crude, servono anche a fa*' frittate, come nelle così dette « rognose ». I genovesi mettono anche delle foglie di borraggine nel ripieno o tritume per fare ravioli di carnevale.
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