Cuciniera piemontese - 1771 copia

pachi noi fappiàmò , ehe i multi cuochi, i quali feguitarono Catterina de Medici furono * primi a diffondere <* tmpi di Enrico IL il buon gu- Jto nelle cucine di Francia. Del qual buon gu- fio allora regnarne in Italia reftano bellijfime te- /imonianze net!' ifioria di filano. Perchèfeb– bene Bernardino Cerio, che la compofe paja ad alcuni troppo diftefo in narrare la qualità de' piattelli , che fi poneano ne' conviti da lui de- fcritti ; io penfo però che in -quelle medefimepa– gine , che da" politaci , e letterati più feveri fo– no poco ftimate, oltre a darci un' idea del luf- fo di quella età giovi maffmamente a" cuochi moderni per indizio ed ammaefiramento di otti– mi cibi. F fimi le utilità credo che fi poffa ca– vare da quella lettera , che a Pietro Cara ferìfi– fe già il famofo Ermolao Barbaro folamente per dargli noPzia di un pranzo, al quale era fia– to invitato . La qual lettera fi può vedere e nel libro delle opere del Cara ( fol. 84 * e in quel volume delle epiftola e claroru m virorum (fol. 120) dove fu riCampata • Leggiamo de 1 Cucinieri anti– chi aver fatto maraviglie. Ejfi con incredibile va– rietà follev ; cavano Vapetito dei lor Padroni . Imi– tavano qualunquepefee non pur nella forma , ma eziandio nel fapore . Wc già fi refirigneano a contraffare le produzioni di Jtrno, ovvero del Tevere ; ma la principal cura poneano in rap– prestare colatili y e quadrupedi , e pefei, cui la fiatone, e il clima negava al territorio Pro– mano . Del Cuoco di Trimalcione fa menzione inorata Jìtteneo. Ma di quefio perche foreftie-^ ro ^oglio che mi lati averlo nominato . Degl Italiani due fono famofi nelle memorie degli an– tichi . V uno e Jtpic'o , il quale avea il ma* javirìiofo fegreto di ferbar frefche le oftriche : ed

RkJQdWJsaXNoZXIy ODkxNTE=