DANDOLO - Enologia II - 1812

<AL CAPITOLO PRIMO* IStC J ni , non possono e«sere u t i li che a que l li che v a n – no a t rova r li sul luogo. (8) Io qui non par lo del le di f ferenti specie di b u o – ne v i ti , e qu i ndi non nomi no a l cuna spezie d i uva , perchè in ogni paes e l 5 esper ienza e F op i– nione addi tano le uve fine e le mi g l i o ri coi l oro nomi ve rnaco l i. T re cos e bramo soltanto di far r i – mettere in tale proposi to : i . Che giova cercar e che la ma turaz i one d e l l' uva i n un vigneto succeda presso a poco in un iste sso t empo, a. Che per ottener ciò conviene che le v i ti precoci siano per quanto si può tut te uni te : e qua l ora si volesse che la maturaz ione de l le uve di un gran podere succedess e a poca distanza d i t emp o, a l lora converrebbe che nel le espos i z i oni più f redde del podere si mettesser o le v i ti p r e c o c i, ne l le mi g l i ori e più calde le uve t a r d i v e, e l a me d ie ne l le inedi e. 3. Che le v i ti che procedessero da' c l i mi stra** me ri o mol to più c a l di di que l lo , i n cui si v o g l i o– no piantare , degenerebbero gradatamente f ino a l punto d i non conoscersi più i ' uva p r i m i t i v a; dal che vi ene , esser e più vantaggioso i l f o rma re uit vigneto di v i ti le più dist inte proveni enti da l u o– ghi posti a gradi presso che eguali di l at i tudine t di que l lo che t r a i le da l uo ghi a mo l ti gr adi d i di s t anza. (9) Mo l ti co l t i va t ori di ranno che tant e cure non si possono avere se non trat tandosi d i po chi i# pie** c i o li vigne t i. A ciò r i spondo Danti, voi. JI4 1%

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