DANDOLO - Enologia II - 1812

4® c e ka conda p a r t e, che non si tratta di merlo d i Venti mi l i oni e più di brent e di v i n o, che si devono conservare , come provvi s ione ai con* s t imo del solo regno d ' I t a l i a. T r anne questo impor t ant i s s imo vantaggio de l la grande capaci tà , imposs ibi le ad ot tenersi nei rec ipi enti di v e t r o, è fuor di dubb io che un recipiente di legno non può aggiunger mai buone qual ità ad un v i no: e si fa mol to qua n– do a forza di cure s' impedi sce che non d i m i– nui scano que l le buone qua l i t à, e con ess e l a massa del vino contenuto. Indipendent emente da l la pe rdi ta inevi t a– b i le che fa il vino in quant i tà e s p i r i t o, stan* do in un rec ipiente di legno mal governa to, abbiamo già detto abbastanza ( C a p. X I . § . 2 ) che qua l unque catt ivo odore e gusto da l la s u– per f i c ie int erna de l la bott e contratto passa pr e– st issimo nel vino. L a forza dissolvente del vino è sempre cosi ef f i cace, che se vi s ' imme r ga u n' oncia sola , per esempio , di vegetabi le odoroso , anch e invol ta in un panno l ino , mi- gl iaja di l i bbre di vino ne cont rarranno b ea pres to la f ragranza. O ra quanto più non c on– trarrà il v i no un cattivo odore o gusto , se la sua forza dissolvente agirà sopra tut ta la s u– per f icie di una bott e infetta ? Ta l vo l ta accad e che per non esser e p a– tentement e mani festa la cattiva qual ità contratta

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