DOTTOR ANTONIO - Il frutteto a tavola e in dispensa - 1887 c
" 9 al pasticciere per la credenza e la dispensa. I fiori anno una fragranza gratissima, che ricorda quella del miglionetto, servono ad aromatizzare vini e l i – quori. I l succ o dell'uva acerba , detto dai latini om- phacium, e da noi agresto, esprime già col nome i l suo sapor e stittico. In sostituzione di agrumi e di aceto, lo si adopera a far salse , bevand e rinfrescanti, e sciroppi in farmacia. Bai semi se ne cav a un olio grass o di colore giallo verdognolo, di sapor e spia– cevole, che arde con fiamma brillante, senz a molto fumo. Un ettolitro di semi può dare i n media 8 k i l . di olio. Si fa pure un rob o sciroppo d'uva, che i Romani chiamavano sapa, che si ottiene riducendo il mosto a due terzi od a metà mediante lenta ebollizione ed evaporazione. Distillando i l vino e le vinaccic si ottiene, prima impuro, poi, con nove ripetute distillazioni, rettificato e purissimo l'alcool. Il primo risultato dà l'acquavite, i l second o lo spi– rito di vino. I l vino pure è suscettibile di una fer– mentazione acida, che lo converte in acet o — i l tipo più galantuomo degli aceti e dei quali dirò pure negli anni venturi. L' uva matura è i l più salubre dei frutti e se ne può mangiare e rimangiare senz a pericolo, producendo tutt'al più un po' di moss a di corpo. I medici consigliano la cura dell'uva, e que– sta cura la chiamano ampeloterapia (dal grec o am- pelos, vite, e therapeyo, servire), che consiste nel– l'uso dietetico, sistematico dell'uva come alimento principale, per un tempo prolungato, onde poss a produrre salutari modificazioni nell'organismo. Ess a ingrassa , è sostanz a nutriente, riconfortante nel- l'atonia-languore del ventricolo, nella gastrorrca, conviene nella plettorea addominale, calma l ' i r r i t a– zione degli organi respiratori, mitiga la tosse , faci– lita l'espettorazione ed è indicata nella tubercolosi. La cura dell'uva si schiera più simpatica, e fors'an-
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