DOTTOR ANTONIO - Il frutteto a tavola e in dispensa - 1887 c
Ciliegia. — fPrunus Cerasus, P. Marena Cerarus vulgaris, C. SativaJ. M i l . Sciresa. - Fr. Cerise- Ted. Kirche. - Cherry. Albero indigeno dell' Europa Meridionale, a fo– glia caduca , originario dall'Egitto. I}à fiori rosei in Aprile, frutti in Maggio e Giugno. Si moltiplica per semi, margotte, divisioni, innesto. Nel linguag– gio dei fiori e piante: Promessa. Due le sue va– rietà principali: La ciliegia, propriamente detta, col picciolo piuttosto lungo, polpa consistente e dolce — della quale la varietà a pasta soda, più gross a delle ordinarie, la duracina, che a Firenze è chia– mata Ciliegia Pistojese, da noi, Galfion. nome per– venutoci dalla Svizzer a Francese , dove si chiama pure Galfions. I francesi la chiamano Bigarreaux. E la marasca, o amerana sì rossa che nera (cera- sus acida) con picciolo più corto, polpa meno con– sistente, sapor e aciduletto, la cui varietà più bella e più preziosa à nome volgare di Marennoni. In Piemonte si chiama Griotte dal frances e agriote, quasi acerba . Noto pure i l Cerasus avium, visciola, ciliegiola, marenella de' nostri monti. La ciliegia è il primo sorriso della Primavera. Si la ciliegia, che l'amarasca , mature sono sanissime , rinfrescanti e non fanno mai male. Giovano nelle affezioni got– tose e calcolose . La Scuol a Salernitana dice: Si Cerami* eonimcàas, libi conferì granata donai Éx.urgal stomachimi, nvcleus lapidem libi tollit. Hine melior loto corporc languii incst. Si conservan o essicat e per l'inverno, si fanno co« cere e fresch e ed essicate , se ne fà giulebbe e la così detta marennata, o zuppa di amarasche , che cotte nel vino con zuccaro e droghe, si versan o r 3
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