DOTTOR ANTONIO - Il frutteto a tavola e in dispensa - 1887 c

boraggjandoli v sbucciati, con ova e pane Se ne fa perfino salame . La buccia è indigesta onde i l pro– verbio: All'amico pela il fico e la persica al ne– mico. Frate Ambrogio da Cremona asseriv a che perchè i l fico sia meritevole da portarsi in tavola dev'esser e perfetto, cioè dev e aver e i l collo t o r t o ,' l'abito stracciato e l'occhio lagrimoso. Per la cola– zione scegliev a quelli che la mattina per tempo tro– vav a bucati dagli uccelli. Fors e da l ui quel pro– verbio : I l fico vuol aver e collo da impiccato e camicia di furfante, che nel nostro dialetto suon a cosi : El figh per vess beli el dev vess lung de coli e rott de peli. L'abus o anticamente si credev a non solo regalass e coliche, ma provocass e sudori e gene – rass e pidocchi, rogna ed altre sordidezze. La Scuol a Salernitana ne canta le Iodi così: Scròpha, tumor, glandesficus cataplasmate cedunt, Iungepapaver et, confracta foris trahit ossa. T u t ti g l i. scrittori greci ebbero pure lodi per i l fico. Era tradizione che foss e la passion e di Ercole. Platone era sopra– nominato l'amante delle uve e deifichi. Galen o che non mangiava frutto alcuno avev a delle tenerezz e pel fico»£ per l'uva, che chiamava meno inutili, e ne proclama le virtù tra le quali vocis splendorem facere, però soggiung e che fa venire la pancia obes a e cita ad esempi o i custodi delle vigne, gli ortolani — onde forse 1' altro proverbio : salvare la pancia per i fichi. Gli Ateniesi ne tenevano sacr a la pianta che* fu loro portata da Naxio Dionisio. Filippo, pa– dre di Perse o in Asia cibò i l suo esercito coi fichi e Plinio difatti racconta che in molti luoghi i l fico teneva luogo di pane. I n Sicilia fu portato da T i – tano Oxilon figlio di Osio. Dai Greci si mangiavano pure i n insalata e i l volgo l i facev a essicar e salati al sole . I Persiani ed i Greci erano ghiottissimi del - fico secco . Lo cocevan o colla maggiorana, l'issap o

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