DOTTOR ANTONIO - Il frutteto a tavola e in dispensa - 1887 c
. • > 7 1 larsi e a staccars i dal guscio. Si raccolgono e sbuc- ' ciate si stendono i n locali ben ventilati per farle asciugar e e rimovendole cue volte al giorno. Dopo "un mese , sono stagionate. La noce fresc a contiene una speci e di emulsione, che poi si cangi a in olio. Per cavarn e l'olio bisogna pazientare fino a l l ' i n– verno, perchè l'olio si forma lentamente colla sta – gionatura, rotti i gusci, si torchiano subito perchè soffrirebbero. Si conservan o quasi per un anno, te– nendole ben chiuse in luogo fresco. Per rinverdirle bisogna tenerle per 4, 5 giorni nell' acqu a pura. Mantegazza suggerisc e di metterle a macerar e nel latte tepido e lasciarvel e raffreddare. L'olio fresc o è commestibile, ma col tempo diventa essicativo. E certo che la noce è migliore fresca , che secca , più digeribile spoglia della sua pellicola e che man– giandone i n quantità si compromette la condotta degli organi digerenti e di quelli di secrezione , es- sicando diventa un po' acre . Ma la noc e fresc a è saporita e salubre e compare allegra al dessert. Pan e nós, mangia de spós dice un proverbio. I m– matura ed intera, vien confettata collo zuccaro ed il miele e forma uno dei più grati componenti la mostarda. Brillat-Savarin ci racconta che le mo– nache Visitandines di Bellay avaient pour les con- fire, une recette qui en faisait un tresor d'amour et de friandise. Infondendole nel vino bianco con erbe amar e ed aromatiche se ne ottiene una parti– colare, delicata varietà di wermouth, e dietro infu– sione alcoolica se ne fabbrica un rosolio, o ratafià, che gode meritata fama di stomatico e roborante. Nella Virginia e nella Luigiana coi frutti di quelle noci si confeziona del pane. I Greci Mainotti, le fanno bollire col mosto del vino e ne compon– gono Yhalvez che è uno dei più delicati loro ma– nicaretti. I n Francia ne fanno i l nouga, espéce de
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