DOTTOR ANTONIO - Il frutteto a tavola e in dispensa - 1887 c
73 l'acaro. Sen e fanno detersioni, bagni astringenti fortificanti. Servon o a falsificare i l tabacco princi– palmente press o i nostri fratelli del Cantone Ticino. Dal tronco se ne può cavar e con opportune inci– sioni sciroppo zuccherino. La corteccia della radice fresca , macerata i n aceto, dà un rubefaciente e r i - vulsivo. L'olio è usato come antielmitico, e purga– tivo internamente, ( i l lungo uso però irrita gli intestini), esternamente nelle erpeti crostos e ed u l – cerose . Plinio e Columella accusavan o le noci come callido?. Dioscoride le chiamava biliosa?, tussientibus inimica;, e generalmente infatti, sono facile cagione di saburre e sconvenienti ai catarrosi, sicché la Scuol a Salernitana ebb e a sentenziare della noce: Unica nux prodest, nocet altera, tertia mors est. Fu cre– duto per molto tempo che i l noce foss e originario, della Persia , d'onde Plinio lo dice importato i n Roma al tempo dei Re, e le migliori qualità, le chiama persica, ma second o una memoria del Dott. Heer, da alcuni avanzi fossili risulterebbe ,. che sia spontanea anche i n Italia da tempi remo– tissimi. I n Grecia avevan o vanto le noci di Thas o in Tracia, e press o i Romani quelle di guscio fra– gile di Tarento, onde si chiamavano noci tarentinw. E ricordata la noce nell'Esodo (c. 25, 37), e da Salomone nel Cantico (c. 6.). Virgilio menziona le castagn e e le noci che piacevano tanto alla sua Amarille: Casi anta qui nucts mea quas Amaryllis amabal. Il Nason e Ovidio ne cacci a l'albero i n fondo alla vigna: quoniam sala ledere dicor Cullus in extrcmo margine fundus habet. Ateneo ne scriss e lungamente de'suoi vizi e delle sue virtù. A Brinzio sul Varesotto, avvi un noce
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