DOTTOR ANTONIO - Il frutteto a tavola e in dispensa - 1887 c

79 . zata. Queste ulive non durano più di un mese,.-m a sono ghiottissime e si mangiano tali e quali sono, o si condiscono a foggia d'insalata. Orazio, i n uno de' suoi access i d'amore per l'aurea mediocrità, non desiderav a altra cos a per esser e felice, che un po' di olive, di cicoria, e di malva: Mepascant uliva?, me cicorea, levesque malva. T u t ti gli scrittori Greci e latini ne parlano, magnificandone i benefici. Co– lumella lo chiama adirittura: Olea omnium arbo- rum prima. Le foglie e le scorz e anno sapor e amaro e danno un succedane o al chinino nelle febbri. Nelle regioni cocenti dell'Africa e nelle meridionali d'Italia, principalmente nelle Puglie e nelle Cala – brie, dal tronco dei vecchi alberi cola un succ o ad– densat o che si chiama Gomma d' olivo o Gomma di Lecce: è una resina balsamica che, soffregata dà odore di vaniglia e bruciata di acido benzoico. Gli antichi la facevan o venire dall' Etiopia e l'avevan o molto in pregio come profumo e rimedio balsamico, tonico, oftalmico. I l legno, durissimo, serv e per i tornitori. L ' o l i vo fu portato nelP Arca dalla co– lomba , simbolo di pac e tra i l cielo e la terra. I l Redentore si ritirava sul monte degli Olivi a pre– gar e dal suo divin Padr e i l ritorno di quest a pace , e la Chies a nel suo r i t o, benedice l'olivo e lo d i – stribuisce ancor oggi segnal e di pac e a' suoi fedeli. Sulla fede di Plinio moltissimi pretendono che l'o– livo sia originario dell'Asia, e non sia stato por– tato i n Italia che sotto Tarquinio Prisc o vers o il 180 dalla fondazione di Roma. Ma come nota i l Bo r t o l on i, forse allora solo, s'incominciò a colti– varlo , ma l ' o l i vo selvatico è assolutamente indi– geno di t u t ti i climi caldi e temperati d'Europa. Press o noi quattordici secoli fà, i l Poet a Claudiano già ne scriveva : r Protinus amorosa vestii qu.e llltis uliva Larivs, et ditlfi ménlitur Nerea Jluetus. .

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