DOTTOR ANTONIO - Il frutteto a tavola e in dispensa - 1887 c
94 . _ tur docuit: ficos virides et poma ex arboribus re- centia semper alienis mensibus prwbuit (Plinio, lib. 14). I Greci raccontano del pomo cos e orribili. Giove unì i n nozze un bel giorno la dea dei mari, ' Teti, con Peleo , dal quale matrimonio nacque poi il bollente Achille. Quelle nozze furono celebrate con gran pompa e alla presenz a di tutto 1' olimpo au complet. Tut t e le divinità infernali, aquatiche e terrestri ebbero, non solo il faìre-part, ma officiale invito d'intervenire. Una Dea sol a fu esclusa : la Dea Discordia. E questa per vendicarsi, al momento dei brindisi-, comparve nella sal a del banchetto e buttò sulla tavola un bellissimo pomo dicendo: «Alla più bella di voi » e sparì. Giunone, Pallad e e Ve– nere, eh' erano diffatti le più belle, si guardarono per traverso, e ognuna di loro pretendeva quel pomo. Giove, che in quel giorno non voleva seccature , mandò a chiamare Paride, un bel giovinotto, e lo fece arbitro della bellezza di quelle concorrenti. Tutte e tre fecero gli occhietti a quel giovinotto, ma egli consegnò i l pomo a Venere, lasciando le altre due con tanto di naso . Venere ebbe i l pomo, ma Giunone e Pallad e lo conciarono poi per le feste, e tanto fecero che andò a finir male. Rubò Elena, fu assediat o e vinto a Troja, e ferito da Pirro, andò a morire sul monte Ida. Tu t to per quel pomo che dappoi fu chiamato i l pomo della Discordia. Nè qui finisce la storia di quel pomo. Venere i n quel giorno, almeno per galanteria, dovev a cederlo a Teti, che sedev a in capo tavola, spos a festeggiata, ma fé' la sorda e se la mise in saccoccia . Naturalmente Teti l'ebbe a male alla sua volta, e se la legò an– ch'ess a al dito. Avvenne, che Venere disces e un giorno sulle rive delle Gallie a raccogliere perle e un tritone le rubò i l pomo, che avev a deposto su di un sass o e lo portò a Teti. Questa lo prese , lo
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