Da Mareto_Parma e Piacenza

10 - Pianta di Parma longobarda e franca, in GAMBARA - PELLEGRI - DE GRAZIA, op. cit., p. 21. Gruppi longobardi si insediarono entro e vicino alle mura cittadine. Non si può asserire se entro la cerchia i Longobardi abitassero separatamente o frammischiati agli indigeni. Probabilmente si arroccarono a levante, su- bito fuori porta «Cristina ». E' ben chiara la zona di loro espansione tra il teatro e l'anfiteatro divenuti capi- saldi armati. La cattedrale, posta fuori dalla cerchia delle mura settentrionali, era forse inserita in un piccolo sistema di difesa come quello, più recente, di Cremona. 11 - Pianta di Parma nel periodo comunale, in GAMBARA - PELLEGRI - DE GRAZIA, op. cit., 27. L'optimum sarebbe stato arrivare ad una ricostruzione ideale della città tutta «di saldo argento» come la ricorda l'Affò: « Erano assidue le preghiere dei buoni ecclesiastici e le dame della città scarmigliate e dimesse anda- vano sovente al maggior tempio supplicando Maria Vergine nostra Signora per la comune salute, a· cui per voto offersero una città effigiata di saldo argento, che Fra Salimbene allora in Parma narra di aver veduta». Nel 1169 la città si estese, con vallo, bastioni e fosse, ad est sin verso le chiese di S. Sepolcro e S. Michele, e a sud oltre porta Pidocchiosa, a nord con cinte di terrapieni attorno ai monaster i di S. Giovanni , S. Paolo, il Vescovado e il Duomo. Due erano le piazze principali: la piazza vecchia o del Duomo e la nuova o del Co- mune. Confini alia prima erano da un lato la Cattedrale', dall'altro il Vescovado. La piazza del Comune non era rigorosamente situata entro i confini dell'-a ttuale, ma piuttosto t ra le chiese di S. Pietro, S. Andrea e S. Tiburzio da un lato, e S. Tommaso, Torre degli Oldicioni e palazzo Municipale dall'altro. Già in questa epoca sorge, per merito del podestà Torello da Strada, un nuovo palazzo comunale. Il Torello di marmo, del quale, in memoria del suo nome, lo adornò il podestà venne scelto ufficialmente come impresa o arma pubblica nelle monete, negli stendardi e nei sigilli. La città si allargò maggiormente neil'Oltretorrente, in Co' di Ponte, attorno alla strada maestra che coincideva con la Via Emilia, tanto che nel 1178 e nel 1180 anche da questa parte venne munita di fo.sse, porte e baluardi. Nel 1220 e nel 1230 Capo di Ponte fu di nuovo ampliato e mu- nito di fosse e ripari condotti sino alla chiesa di S. Croce con inclusione delle vicinanze dei SS. Gervaso e Protaso e di S. Giorgio. 12 '~ Veduta di Parma del 1253 attribuita al monaco e cronista inglese Mattew Paris (1195-1260). Rappresentazione semplicistica della città in un itinerario illustrato per pellegrini diretti dall'Inghilterra in Ter- rasanta. Parma era un incontro quasi obbligato lungo la via Francigena. Alte mura merlate fiancheggiano una robusta torre, che potrebbe essere la comunale, conclusa da un tetto a fastigio. Mura e torre si elevano su di un basamento che indica la forma della città, da cui si dipartono tre direttive, probabilmente la Via Emilia, a nord e a sud, e la strada di monte Bardone. Diverse erano ·le porte o bertesche o pusterle che si aprivano lungo le mura; a settentrione porta S. Barnaba e porta Benedetta, presso il Naviglio; a mattina porta Bologna e porta S. Michele; a sud porta Maestà, porta Stradella, porta Pidocchiosa. In Capo di Ponte vi erano porta S. Francesco, porta S. Basi.lide, porta dell'Olmo, porta S. Croce, porta Scargàrda e porta S. Maria Nova. Le ultit:ne due erano aperte verso l'attuale giardino. In capo di ponte di Pietra vi era una pusteria detta della Moneta; una porta Cap- pellina si apriva sulla Ghiaia. Porta Mozza era pure chiamata la Bertesca del ponte di Donna Egidia. RAZZETTI F. , Un'antica veduta di Parma, in AP 50 (1966) 198-200. 13 - Parma: i grandi monasteri a settentrione della via Emilia ora strada della Repubblica, in DoDI L., op. cit., 33. Parma. L'estensione della città nel medioevo, ivi, 35. 14 - Pianta di Parma e del suo territorio dipinta ad olio su pergamena incollata su carta. Anonima e senza anno. Titolo aggiunto al disopra: «Pianta della città di Parma e suo territorio con parte di Borghigiano e Reggiano, disegnata dopo il 1460, come si è potuto rilevare da varie cognizioni. A Moreau Seint-Mery [sic], saggio, dotto, magnanimo, dal cui genio è stata alla prima luce restituita, Alessandro Sanseverini la consacra restaurata». 92 x 59 cm. Disegno importantissimo anche · per la indicazione dei castelli, dei borghi e delle chiese nel contado. Tra i castelli quello di Torrechiara cpmpiuto da Pier Maria Rossi nel 1460 e quello di Roccabianca edificato dallo stesso intorno al medesimo tempo. Dal restauratore si trova pure scritta in calce una tavola di nomi, ai quali corri- spondono i luoghi della carta contrassegnati con numeri e lettere. In alto il sud; in basso il nord con il Po; a sinistra il Crostolo; a destra lo Stirone. Le proporzioni sono errate. Nel centro risalta la città. In forma ovoidale la cerchia delle mura scavalcanti il torrente e congiunte a sud da una forte cittadella. Le stesse mura, co- stellate di torri, raffigu-rano la vecchia cinta viscontea di un secolo prima che rimarrà tale sino al 1507. Si ve- dono rappresentati soltanto gli edifici sacri e profani più notevoli: Cittadella (rocchetta !ra porta Nuova e la Par- ma), santo Rigo (Uldarico), Frati Romitani, el Domo, S. Francesco, S. Pedro Martire, la piazza coi palazzi circo- stanti e S. Pedro Apostolo. Tutti questi edifiçi nella parte destra del torrente, con la porta Nova a sud, porta per Traversetolo a sud est, porta S. Michele ad est, porta Bologna e un'altra illeggibile, ma corrispondente -a S. . Barnaba a nord. Il torrente è traversato dal Ponto Datro (Dattaro), a monte della città, dal Ponto da lato (Ca- prazucca), dal Ponto de mezo, da altro Ponto da (lato). Nell'Oltretorrente sono indicati nominalmente solo . Santo Michelo e Martoranno. Presso S. Croce è però ben visibile una rocca dotata di ponte levatoio. Segnate le · porte per Pontremoli e quella di S. Croce. Interessante al di fuori della cinta muraria in alto la chiesa della S. Annunziata, tempio magnifico, che congiuntamente ad altre sei chiese e a tutte le case dei sobborghi venne fatta demolire nel 1546 da Pier Luigi Farnese per circondare la città di uno spazio libero detto ~Tagliata ». BEC (1907) n. l, pp. 7-9; AP l (1912) fase. 3-4, p. 32; Parma l (1933) 8; Dai Ponti di Parma, Bologna 1965, 56-57. 19

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