Dalcò_Dizionario parmigiane

Vittima di una strage di civili causata da un bombardamento degli alleati che colpì un rifugio antiaereo al Cornocchio. Vi erano 150 persone fra parmigiani e viaggiatori di un treno costretto a fermarsi dopo l’allarme. Obiettivo principale era la stazione ferroviaria. Persero la vita 61 persone. Sul luogo venne eretto un monumento. Bibl.: Barbieri V., La popolazione civile di Parma nella guerra 40-45 , Associazione nazionale vittime civili di guerra, Parma 1975, p 75 e p 145. Fontana Virginia in Barilla 23 aprile 1890 - 7 settembre 1976 Moglie di Riccardo, e madre di Gianna, Pietro e Gianni, popolarmente la sióra Virginia . In gioventù aveva fatto la lattaia ambulante. Sostenne sempre il marito nella sua attività, alla quale partecipò personalmente, anche nei momenti più difficili, con grande senso dell’ordine e dell’organizzazione. Collaborò, con il marito, a livello organizzativo e aiutò la squadra delle confezionatrici per la preparazione dei pacchetti di pastina glutinata, il prodotto che allora garantiva i maggiori margini di guadagno. Del resto la fabbrica era anche il luogo di residenza della famiglia Barilla che occupava il piano superiore della palazzina destinata agli uffici. Sapeva valutare le ragazze al primo sguardo, ma alla fine sulla sua scelta pesava soprattutto un fattore: la miseria. Ed era sempre lei che, ogni sabato, predisponeva il rito della paga agli operai, in fila per la retribuzione settimanale. Fervente cattolica, fu presente in diversi comitati assistenziali della città, specie se promossi dai Missionari Saveriani. Particolare attenzione diede ai rapporti con il vescovo, secondo la tradizione che derivava dalla frequentazione di Gualtiero Barilla col mondo missionario. Fu patrocinatrice, in particolare, delle azioni caritative di un frate francescano, amatissimo dai Parmigiani, padre Lino Maupas, che aiutava in ogni modo con sovvenzioni o dando la possibilità ai poveri di lavorare, creando così intorno all’azienda un’immagine esterna estremamente favorevole, ed alimentando all’interno quel “senso di appartenenza” che da sempre contraddistingue lavoratrici e lavoratori della Barilla. Fonte: notizie fornite da Archivio Storico Barilla. Fontana Zoe Traversetolo 16 maggio 1911 - Roma 31 ottobre 1977 Stilista. Figlia di Giovanni e Amabile Dalcò. Nacquero poi Micol e Giovanna: la madre, ancora molto giovane, aveva iniziato a lavorare come sarta e riuscì ad aprire un laboratorio di sartoria. Anche le tre figlie impararono presto a cucire e, dopo la licenza elementare, lasciarono gli studi. Nel 1934 Zoe sposò Mario Montanarini, appassionato di musica, di arte e di restauro. Per seguire il marito lasciò il paese e andò a vivere a Parigi. Ritornata due anni dopo, decise di tentare la fortuna a Roma: iniziò a lavorare nella grande sartoria Zecca e, due mesi dopo, fu raggiunta dalle sorelle. Dopo la nascita del primo figlio, nel 1937, fu licenziata con la motivazione di scarso rendimento per la gravidanza e il puerperio. Trovò quindi lavoro alla sartoria Battilocchi, dove divenne première , con l’incarico di seguire le prove delle clienti, tra cui vi era anche la regina Elena di Savoja. Ebbe l’occasione di fare incontri importanti fra cui quello con Gioia Marconi Braga, figlia dello scienziato. Per potenziare l’attività le tre sorelle decisero di prendere in affitto un appartamento più grande, che divenne casa-laboratorio, vicino a Via Veneto. Alla realizzazione del progetto parteciparono anche i genitori, che si trasferirono in una casa di campagna vicino a Roma e furono di grande aiuto alle figlie, soprattutto durante la seconda guerra mondiale. Nel 1943 il laboratorio venne spostato in un palazzetto a tre piani, sempre vicino a Via Veneto, e vennero assunte nuove lavoranti. La sartoria ebbe grande successo dopo la guerra, e fondamentale fu il mondo del cinema: le sorelle Fontana lanciarono il loro stile, frutto del lavoro artigianale della sartoria con uno stile ispirato a una linea rinascimentale con corpetti stretti e gonne morbide e molto ampie con abbondanza di tessuto di alta qualità. L’atelier, con la griffe SF, si ingrandì e impiegò venti dipendenti. Nel 1948 l’attrice Mirna Loy acquistò il guardaroba completo per il film Il caso di lady Brook : la sartoria puntò sul mercato americano servendo first lady e attrici famose fra cui Ava

RkJQdWJsaXNoZXIy ODkxNTE=