Dalcò_Dizionario parmigiane
Sorbolo 9 aprile 1919 - Parma 22 novembre 2007 Figlia di Egisippo e Maria Bernardi. Il padre, ateo e socialista, figlio di un anarco-sindacalista, sarà nel Dopoguerra tra i fondatori del Partito socialdemocratico. Il nome le fu dato in onore dell’incrociatore che, nel 1917, diede inizio alla rivoluzione russa. A Sorbolo i Guarini avevano una sartoria da uomo. Negli anni Trenta si trasferirono in città e aprirono la sartoria in Piazza del Duomo, dove ora è situato il ristorante “Angiol d’or”. Aurora studiò alle magistrali e, nel 1940, cominciò il lavoro di maestra, che presto abbandonerà. Sposò Egidio Carra, commerciante che sarà tra gli anticipatori dei supermercati: dall’unione nascono quattro figlie, Luciana nel 1941, Maura nel 1946, le gemelle Cristina e Patrizia nel 1954. Un primo evento tragico segnò la sua vita: nel 1947 il suicidio del giovane amato fratello, che era stato un partigiano combattente. Il secondo, nel 1964, è la morte improvvisa del marito. Per alcuni anni Aurora prese in mano l’attività commerciale del marito, con alterne fortune. Fu sempre attivamente impegnata nel Partito socialdemocratico, a fianco del padre. Negli anni Settanta lavorò negli uffici degli Iraia, dove farà anche attività sindacale e più tardi assumerà incarichi nel Consiglio di amministrazione. Dagli anni Ottanta, iniziò un’intensa attività di volontariato. Il suo impegno passò dalla politica dei partiti a un appassionato lavoro sociale a favore degli anziani degli Iraia: organizzò visite a musei e castelli, feste, pranzi nei ristoranti, accompagna gruppi numerosi di anziani alle anteprime del Teatro Regio. Fu sempre elegante con tailleur bianchi, camicie di seta, lo chignon impeccabile. Le sue imprese sono sempre documentate da “La Gazzetta di Parma” e da TV Parma. Nel 1993 ricevette l’Attestato di civica benemerenza del Premio Sant’Ilario con questa motivazione: “Paladina della terza età, per l’impegno ininterrotto a favore degli anziani e in generale dei più deboli, portato avanti con amore e altruismo, ben oltre i doveri di ufficio come funzionaria degli Iraia, e unanimemente riconosciuti”. Nel 1996 fu insignita del titolo di Commendatore al merito della Repubblica italiana. Dal 2001 lasciò la sua casa con il giardino rigoglioso e selvaggio per trasferirsi alla casa di riposo Padre Lino, continuando sia le attività di volontariato, sia l’intensa vita sociale e mondana. Dopo la sua morte, il gruppo delle sue volontarie/i prese il nome “Aurora Guarini”. Fonte: notizie fornite dalla famiglia. Guarnieri Anita Parma 30 aprile 1898 - 18 marzo 1972 Fruttivendola. Ebbe la licenza più antica di Parma per la vendita di frutta e verdura al dettaglio. Capostipite, è seguita da quattro generazioni della famiglia Carenzi. Dapprima ambulante fece i mercati di Fidenza, Langhirano e Noceto, aiutata dal figlio Giuliano che cominciò a lavorare a undici anni. Sarà lui a continuare l’attività con il primo negozio aperto nel 1965 in via Firenze, poi a seguire in via Palermo, in Via Bologna, in Via Gramsci: con lui la moglie Rosa e il figlio Otello, nipote di Anita. L’idea di aprire i negozi fu di Anita e, così, arrivò il benessere per tutta la famiglia. Conosciuta da tutti, era formidabile nel servire i clienti e nel fare i conti. Così Anita, figlia di Giuliano, con il marito Carlo gestisce il negozio di via Isola e dalla nonna ha preso il nome e l’amore per la frutta e la verdura: nel punto vendita di via Repubblica hanno lavorato anche le figlie Marisa e Gabriella, con i mariti Franco e Antonio. Nel negozio di via Isola lavora anche Alessia, pronipote di Anita, che rappresenta la quarta generazione. Fonte: notizie fornite da Giuliano Carenzi. Guarnieri Enrichetta Parma 7 gennaio 1861 - Milano 14 gennaio 1895 Mezzosoprano. E’ indicata anche come Guarneri. Studiò canto alla Regia Scuola di musica di Parma con il maestro Lodovico Spiga dal 1880 al 1884. Aveva una voce robusta ed estesa, un metodo corretto e un talento non comune. Debuttò a Novara nel 1885 in Jone , mentre nel carnevale successivo fu al Teatro Regio nella parte della cieca nella Gioconda che ripeté in vari teatri. Il 26 aprile 1886 fu al Teatro Pagliano di Firenze in Stabat Mater : l’opera fu un fiasco, ma fu l’unica a salvarsi. Nella primavera 1888 cantò in Cile al Teatro Principal di Santiago e a Valparaiso al Teatro
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