Dalcò_Dizionario parmigiane
Parma - post 1787 Danzatrice. Indicata anche come San-Romèrs o Santomeri Bravini. Non era iscritta “pensionante” della Reale Scuola di Ballo di Parma. Danzò al Teatro Ducale nel 1763, nella primavera 1765 in Bajazette , nelle feste per le nozze ducali del 1769. Terza ballerina nella cantata Licida e Mopso rappresentata, per tre sere a Colorno, per l’arrivo della Reale Infanta venne retribuita con 1720 lire. Sempre a Parma nel carnevale 1774 fu seconda ballerina nei balli di due drammi giocosi rappresentati al Teatro Ducale, mentre il 14 giugno danzò nel ballo dedicato alla visita dell’arciduca di Milano. Sitografia: Vetro G. N., Dizionario della musica e dei musicisti dei territori del Ducato di Parma e Piacenza www.lacasadellamusica.it/vetro Sanromeri Rosa Parma 1775 Danzatrice. Nella primavera 1775 ballò negli spettacoli dati in occasione delle visite dell’arciduca Massimiliano d’Austria. Sitografia: Vetro G. N., Dizionario della musica e dei musicisti dei territori del Ducato di Parma e Piacenza www.lacasadellamusica.it/vetro Sanseverino Barbara Milano gennaio/agosto 1550 - Parma 19 maggio 1612 Figlia di Gianfrancesco e Lavinia Sanseverino. Il 6 settembre 1564, non ancora quindicenne, sposò il conte Giberto Sanvitale, e si trasferì a Parma. Dall’unione, nel 1567, nacque Girolamo. Nel 1572 seguì il marito a Roma, dove fu celebrata da poeti quali Maffeo Veniero che le dedicò una canzone in dialetto veneto, Curzio Gonzaga e Girolamo Catena. Poi si recò nel 1576 a Ferrara accompagnata dalla figliastra Eleonora e Torquato Tasso le dedicò uno splendido sonetto. Nel 1571 nacque una bambina, chiamata con il suo stesso nome. Decise di stabilirsi a Colorno, dove diede vita a un salotto frequentato da poeti e artisti. Giunse a chiedere il divorzio, pretendendo la restituzione della dote, ma sopraggiunse la morte del marito (1585). Lasciò per testamento erede di tutti i beni il figlio Girolamo, con l’impegno di corrispondere alla sorella Barbara ventiduemila scudi a titolo di dote, fino a quando sposò un ricco francese nel 1589. Si prodigò anche per gli altri e sostenne famiglie bisognose e, in esecuzione di una volontà della madre, fondò a Colorno anche un Monte della Pietà. Donna colta e bellissima, ebbe come amici Ferrante Gonzaga, Bernardino Baldi, Battista Guarini e Angelo Ingegneri. Nel frattempo cominciò a svilupparsi un’aspra contesa con Ranuccio Farnese per la proprietà del feudo di Colorno: il duca avanzò pretese invalidando le concessioni di Ottavio Farnese e istruendo regolare processo sulla loro validità. Nel 1596 sposò il conte Orazio Simonetta. La diatriba andò avanti a lungo, e coinvolse anche il nipote Gianfrancesco Sanvitale, figlio di Girolamo. Si giunse alla cosiddetta “congiura dei feudatari” contro il Duca Ranuccio a cui presero parte Barbara, Gianfrancesco Sanvitale, Orazio Simonetta, il conte Alfonso Sanvitale, il conte Pio Torelli, Battista Masi e il piacentino Teodoro Scotti. Furono arrestati Gianfrancesco e Alfonso Sanvitale, poi tutti gli altri. L’11 febbraio 1612 fu arrestata anche Barbara e condotta nel Castel Nuovo di Parma. L’esecuzione della sentenza fu fissata il 19 maggio: fu condotta al palazzo del Criminale in piazza, e decapitata. Della Sanseverino restano due piccoli ritratti, uno nella Rocca di Fontanellato e uno al museo Glauco Lombardi. Il Comune di Parma, nel 1990, le intitolò una strada. Bibl.: Bandini Buti M., Poetesse e scrittrici , Istituto editoriale italiano Tosi, 1942, p 210; Dall’Acqua M. (a cura di), Enciclopedia di Parma. Dalle origini ai giorni nostri , FMR, 1998, p 603; Lasagni R., Dizionario biografico dei Parmigiani , PPS Editrice, 1999, IV, pp. 284-287; Marcheselli F. e T., Dizionario dei Parmigiani , Benedettina, 1997, p 280. Santini Guareschi Nunziata Parma 1827
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