Dalcò_Dizionario parmigiane

su richiesta del fratello Alberto Sanvitale, di nominarla badessa del nascente monastero delle clarisse di Chiavari. Bibl.: Lasagni R., Dizionario biografico dei Parmigiani , PPS Editrice, 1999, IV, p 301; P. Litta, Famiglie celebri , 1819, I, tavola I. Sanvitale Giovanna Parma 1425/1456 Badessa del monastero di San Quintino: fu eletta il 3 dicembre 1425 e lo rimase per dieci anni, fino al 1453. E’ attestata presente nel monastero già nel 1420: a procedere all’elezione, che avvenne nella chiesa cattedrale di Parma e dopo il consenso del pontefice Martino V, fu Simone d’Enza, arcidiacono della cattedrale e delegato dell’abate del monastero di Chiaravalle della Colomba. Giovanna fu rappresentata dal procuratore Opizo della Porta, e la presenza di testimoni autorevoli conferma l’importanza dell’atto. Molto malata, nel 1453, ottenne licenza dal cardinale Bessarione, legato apostolico in Bologna, di ricevere cure dal medico ebreo Giacobbe. L’anno dopo la malattia si aggrava, e l’8 febbraio 1456 una lettera apostolica del pontefice Calisto III, indirizzata al vescovo Delfino della Pergola, confermò a nuova “signora del monastero” Maddalena Sanvitale, eletta all’età di ventotto anni, e scelta dalle monache in piena concordia. Bibl.: Dalcò F., Per una storia dei patrimoni ecclesiastici. Monasteri e conventi femminili a Parma dall’XI al XV secolo , Tesi di dottorato di ricerca in Storia, Università degli Studi di Parma, a.a. 2004-2005, pp. 42-43. Sanvitale Giovanna Parma 1483/ post 1505 Badessa del monastero di San Quintino dal 1483 al 1505: nell’ultimo anno in co-reggenza con la nipote Susanna. Figlia del conte Stefano, fu designata badessa dal pontefice Sisto IV, dopo il consenso di un terzo delle monache. Il 16 maggio 1505 rinunciò alla carica ma le venne concesso di mantenere il titolo abbaziale, di vivere nel monastero e di usufruire di una pensione annua. Per un periodo è in co-reggenza con la nipote Susanna. S’impegnò per la valorizzazione artistica della chiesa: da ricordare anche la donazione del fratello Nicolaus per la fabbricazione e consacrazione di un altare nel luogo dove era stata sepolta la Beata Orsolina. Uno studio di Giusy Zanichelli ha assegnato nuovo impulso alla ricomposizione del tessuto culturale e devozionale di San Quintino, analizzando un minuscolo libro d’ore, trascritto da Paolo Stadiani nel 1498 e dedicato a una giovanissima Nobili domine Susane de Sancto Vitale Moniali in sancto Quintino . A quel tempo la futura badessa non aveva che quattordici anni, quindi difficilmente si può attribuirle la committenza, tanto raffinata e atipica se rapportata al gusto artistico-devozionale locale, ma è legittimo desumere da tale testimonianza il pulsare di un clima monastico rivolto al nuovo, che iconograficamente cita l’ambiente veneto-ferrarese, per dare attualità a una religiosità più intima, quale riflesso della sensibilità religiosa della committenza. Il piccolo codice preziosamente miniato, attribuito a un artista collegato alla bottega di Cristoforo Caselli, è dedicato all’ufficio della Vergine e destinato alla devozione privata: quasi certamente si trattò di un dono della Sanvitale alla giovane nipote entrata a quel tempo come novizia in San Quintino e già destinata alla carica abbaziale. Bibl.: Dalcò F., Per una storia dei patrimoni ecclesiastici. Monasteri e conventi femminili a Parma dall’XI al XV secolo , Tesi di dottorato di ricerca in Storia, Università degli Studi di Parma, a.a. 2004- 2005, pp. 44-45. Sanvitale Isabella Parma 1792 - 30 dicembre 1837 Figlia del conte Stefano. Nel 1813 sposò Giuseppe Simonetta. Educata nel collegio di Sant’Orsola a Piacenza, diede prova fin dalla prima giovinezza di buona propensione per gli studi. Fu lodata per la sua capacità di scrivere e per la perfetta conoscenza della lingua francese.

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