Dalcò_Dizionario parmigiane
nell’assolo del Te Deum di Giuseppe Verdi. In questa stessa occasione Arturo Toscanini definì la sua voce “ voce d’angelo ”. Possedeva, infatti, uno strumento di prodigiosa bellezza e morbidezza, da autentico soprano lirico spinto, governato da una tecnica che le consentiva una perfetta omogeneità fra i registri: dotata di presenza scenica di assoluto prestigio riusciva a raggiungere esiti interpretativi perfettamente compiuti, grazie alla ispirata nobiltà del fraseggio e a una sensibilità musicale e stilistica di alto rilievo. Nel tradizionale repertorio del tardo Verdi ( Aida , Otello, Falstaff ), nel Puccini particolarmente a Lei congeniale ( La Bohème e Tosca, Manon Lescaut ), in Adriana Lecouvreur di Cilea, in Andrea Chénier e Fedora di Giordano, seppe sfoggiare con calzante intuito espressivo una prodigiosa ricchezza di colori vocali, e un superbo stile di canto improntato a un gusto di classica purezza. Nella prima parte della carriera affrontò non solo opere di Wagner in lingua italiana (celebratissime la sua Elsa del Lohengrin e la sua Elisabetta del Tannhauser ) e di Mozart ( Le Nozze di Figaro in particolare), ma anche storiche riprese di lavori di Haendel ( Giulio Cesare ), Spontini ( Olimpia e Fernando Cortez ), Rossini ( L'assedio di Corinto e il Guglielmo Tell ) e del primo Verdi ( Giovanna D'Arco ). Diede memorabile prova anche in ruoli drammatici, a costo di forzare il suo innato temperamento lirico: tra esse Leonora in La forza del destino (in cui debuttò a Firenze nel 1953 sotto la direzione di Dimitri Mitropoulos) e la Wally di Catalani alla Scala, Minnie in La fanciulla del west di Puccini, affrontata sulle scene solo nel 1970 al Metropolitan di New York. Per la Decca, sotto la direzione di Georg Solti, con Carlo Bergonzi incise il Don Carlo e in seguito Un ballo in maschera , nel 1970, con Luciano Pavarotti. Il debutto americano avvenne con Aida alla San Francisco Opera nel 1950, e solo il 31 gennaio 1955 si presentò al Metropolitan di New York, trionfando come Desdemona nell’ Otello con Mario Del Monaco. Le sue apparizioni al Metropolitan, diventata la sua sede principale a seguito della temporanea rottura con il Teatro alla Scala, si susseguirono per anni con grande regolarità; tra le sue interpretazioni, Bohème , Madama Butterfly , Tosca , Manon Lescaut , e La Traviata . Nel 1959 rientrò al Teatro alla Scala di Milano dopo quattro anni di assenza, con Andrea Chenier e Tosca . Con un trionfale concerto il 23 Maggio 1976 alla Scala diede il definitivo addio alle scene. Fu sepolta nella cappella di famiglia nel cimitero di Mattaleto di Langhirano. Le venne dedicata, nel 2005, una mostra itinerante dal titolo Un Castello per la Regina , che raccoglie il ricchissimo materiale messo a disposizione da Ernestina Viganò, autentica testimone della vita e della carriera di Renata Tebaldi. Inoltre il Circolo Filatelico Numismatico Parmense e le Poste Italiane, in collaborazione con il Comitato in occasione del 90° anniversario della nascita, il 17 marzo 2012 hanno emesso uno speciale annullo postale raffigurante Renata. Sitografia: www.renatatebaldi.eu Tedesca Parma 1279 Moglie di Ubertino Blancardo, albergatore di Capo di Ponte. Nel 1279 il Tribunale dell’Inquisizione la condannò al rogo: fu bruciata viva sulla ghiaia del torrente Parma. Bibl.: Lasagni R., Dizionario biografico dei Parmigiani , PPS Editrice, 1999, I, p 77; Zennoni C., Condannati a morte in Piazza Ghiaia , in Piazza Ghiaia, teatro di un mercato , MUP editore, 2002, p 32. Tedeschi Ada Milano 18 dicembre 1922 - Parma 22 maggio 2011 Appartenente a una famiglia di origine ebraica, subì la legislazione razziale del 1938 e interruppe gli studi. Dal 1942 fu costretta al lavoro coatto presso lo Scatolificio Ambrosiano di Sesto San Giovanni. Nel 1944, con la famiglia, riuscì a rifugiarsi in Svizzera fino alla liberazione. Nel 1969 sposò Simone Samuele Spritzman: i due si stabilirono a Parma nel 1973. Negli anni Novanta fu presidente della Comunità ebraica di Parma. Presso l’Istituto Storico della Resistenza di Parma è conservato il Fondo Tedeschi Ada, donato tra il 1999 e il 2001, con documenti (alcuni in fotocopia) riguardanti la permanenza in Svizzera, nei campi di raccolta profughi, e carte di familiari.
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