FRIGERIO M - Manuale del liquorista - 1898 copia

di queste, come i semi di angelica, le scorze di cedro e di arancio, ecc., restando troppo tempo a contatto coi liquidi estrattivi, cedono è vero molti profumi, ma questi però si alterano nel loro gusto soave e diventano agri ed amaro­ gnoli. È facile anche, colle macerazioni troppo prolungate in liquidi poco alcoolici, che si pro­ ducano alla superficie delle crittogame (funghi), le quali anche introdotte nei liquori concorrono a dimuinirne la freschezza e si oppongono alla loro facile conservazione. Nell’uso però di tutte queste sostanze, biso­ gna andare molto cauti, perchè alcuna volta, introducendone molte senza criterio di scelta nello stesso liquore, si riuniscono dei principi che si distruggono a vicenda. E nemmeno è consigliabile l’impiego di prin­ cipi secretivi speciali ai tessuti animali. Da qualche tempo si mettono in commercio delle bevande liquorose che dovrebbero eser­ citare il loro potere digestivo per la presenza di alcune di queste sostanze, quale pepsina, tripsina, pancreatinina, ecc., ma per vero che non arriviamo a comprendere l’utilità di simili bevande. Chi beve un liquore non deve pren­ dere una medicina, tanto più che il medico, il farmacista gliene potrebbero apprestare una più confacente al suo stomaco, se è debole o Malato. D ’ altra parte queste sostanze secre­ tive, col tempo perdono le loro facoltà intro­ dotte in liquidi zuccherini e, in questo, si dif­ ferenziano dai principi aromatici o alcaloidici delle piante. _Gli eteri, gli aromi, gli oli essenziali, ecc., si traggono quindi generalmente dal regno vegetale, rare volte dal regno animale, però ò Manuale del liquorista 33 3

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