FRIGERIO M - Manuale del liquorista - 1898 copia

Chissà che forse l’ onestà diamantina dei padri non abbia segnato la reazione nei po­ steri !... Ed a somiglianza delle prime generazioni, quelle classiche, battagliere del medioevo, cer­ cavano la materia originaria di ogni loro l i ­ quore nel mosto d’ uva che mescolavano a bac­ celli di lentisco o rami teneri e foglie di questa pianta. Pare che questa età si curasse più di cercar veleni che liquori e in questo forse dif­ ferisce dall’età moderna che fabbrica liquori e veleni a un tempo stesso. I vini-liquori, fatti per macerazione di len­ tischi o d’ altre erbe aromatizzanti, chiamati itk da Gregorio di Tours vinci odoramentis im- mixta, furono i soli liquori conosciuti anche lungo tempo dopo la scoperta dell 'acquavite, e fra questi non bisogna dimenticare il vino cotto, fatto di mosto ridotto dal fuoco lento ad una metà ed anche ad un terzo del suo v o ­ lume primitivo. I Capitolari di Carlo Magno lo citano sotto il nome di vinum coctum, e le provincie meridionali lo chiamano saba dal latino sapa, che presso i Romani aveva lo stesso significato. ( P l in io , Hist. Nat) Tutte queste specie di liquori, consistenti in infusioni di piante aromatiche o medicinali, come l’ assenzio, il mirto, il lentisco, ecc., erano chiamati vini erborizzati e generalmente si ap­ prestavano come rimedi. Fu col vino di assenzio Prefazione 7

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