FRIGERIO M - Manuale del liquorista - 1898 copia

al miele che Fredegonda, regina dei Franchi, avvelenò il signore che aveva avuto il torto capitale di rimproverarle l’ assassinio di Pre­ testato. I migliori, i più apprezzati di questi vini- liquori erano quelli in cui, oltre al miele, en­ travano delle spezie e degli aromi d’ Asia. Molti dei poeti del decimoterzo secolo ne par­ lano con vero trasporto come di cosa delizio­ sissima e inebriante, e nessun banchetto si con­ siderava completo se non vi figuravano di queste bevande, e, nel concilio di Àix-la-Chapelle te­ nuto nell’ 817, si provvide affinchè nei conventi non si distribuissero tali liquori se non nelle feste solenni. 9 I veri liquori, derivati dall’ acquavite di vino o di vinaccia, non apparvero che lungo tempo dopo che si imparò a distillare, probabilmente verso il X IV secolo. Sembra che i monaci e gli alchimisti, i quali si valevano delle distil­ lazioni per apprestare balsami e panacee, siano stati i primi inventori. Ed a conferma di ciò ne resta un cenno nelle curiose rivelazioni che ci ha lasciato il Montaigne a proposito del suo viaggio in Italia. Esso parla dei gesuiti di Vicenza che fabbricavano delle acque profu­ mate e dei liquori medicinali, e parla anche di quelli di Yerona che distillavano e vendevano bevande di gusto gradito, stimate molto ed an­ che ricercate al di là delle Alpi. 8 Prefazione

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