GARZONI - La piazza universale - 1589

V 2\ £ I V E 'M XS A L E. 9 l Allegai femper prò CiceroneThocam. . Deb quanto meglio p er lor farebbe, che in loro s'adempiffe il deftderic, Qui di Quintiliano, che diceua. D e paedàgogis hocamplius>autun t erudit i n o - planè,quam primurr i elle carat a velim,aut(è nonefleeruditosscian t »0» e (fendo co fa più perlifera che la troppaperfuafiua di fe medefimo,Quin di Cantalicio pur Pedante arguì prefontuojo di qvestarazta con glifeguen ti ver fi. llle(parlando di Quintiliano)tribm brumis vix Alpha, & Beta do- Tn tribm at pueros menfibm astra doces. (cebat, Che dirò della ficiocca gravità Tedantefca d'alcuni ceti quel Iaculo ma- giurale in mano , con quella toga pelata, che non ha visto manco di cinque Iubilei,con quel modo di cantar cosile profe, cornei ver fi,con quella corniti ua di putti per ogni cantone, con quei fallili ir. latino. Auer e domin i et sai uete , con quelle riverenze str afoggiate, con quel star sà laJua che paiono tanti Tullif in cathedra, con quel leggere affettatamente come fanno, con quel paleggiar per fcolaà guifx di tanti pavoni,con quel chieder di nor– me terribile, & impavrire i putti colgridoflrepitofo, con quelle fiafiues aigioueni di feguirle Pedate, di SierPriftano ,&di bar b a'Diomede, & caricar fi le braccia d'un buon Cornucopia, nela/ciarper bezzi ilfatho- licon, e Papìa,e il Mamotretto infieme i che dirò delle corruttele, che mol– te uolte per lor dijfetto fon nelle fcvale canfale? che dirò delle negligen– ze intorno ai fcolari i che cofa dellauaritie in forbirtanti J alari], e tan– te fbefedi (ommuni ? che cofa'delle feempietà dalcuni particolari, ce– rne di quel Pedante da "Bologna, che volendo dare vna noua che nella->pa– tria fua erano molti banditi, <gr che portava pericolo, che un dì non veci- dejfero il Governatore di quella città ,dijfePedmtefcamente. lovtreo che per la copia di questi e /Ai un giorno non venga necato l'antistite ? che dirò di quell'altro c,he indrizzando una lettera in Padoa,in sù la piaz^ Za del vino, alla Speziarla della Luna, f riffe. Isella città Antenorea, in fui foro di Bacchio, all'e^romataria della "Dea Triforme, che dirò di qveltaltro, che ingiurando una meretrice, èffe. Quefla Lupa "Romulea hà fempre l'occhio ai locali ne mai fi vede col tifo Chhereo,per fin che none della fua ir.gluuìe omninamente fatìa. Che dirò di audio, che fa- lutando un'HoFco fw amico ,diffe con elegante iberna. Auepìncernadei fico, salu e Maestro de condimenti tautiffìmi, Dij te a d i uu e n t . / à nwio di tutti i ferculi opipari ? Che dirò diquelTaltro ,che dimandando.a un man– dante la iterafirada %omea diffe con Tedantefio Latino.Dimmi Delegante njiatore qual è l"itinere Germano di pervenire alla città di 'Rpmulaima no uoglio accopiare infieme maggior fihiera deffempi, per non diffondermi, fouerchiamentè in queste bagatelle Tedanlefche, delle quali mi pare baue- re àfufficienza ragionato. Àn-

RkJQdWJsaXNoZXIy MjgyOTI=