GARZONI - La piazza universale - 1589

h leggi effer lanima,& la vita delle città, perche,fi come vn corpo noti pud vìùer fintai'anima, coft le città non poffono confiruarfifendaleiegghan- XJC c ome dice Macrobia nel primo libro de Sómnio ScipionisjHas c exi- guu s hominur a cetu s lìheillis elTe poteft.eS * nelprimo della Politica di celi Filofifo qiiefl;aurea fentéta àpropofito.Sicat optimu m animaliu m eft hom o fruen s lege , ficpeffimum animaliu m e d hom o alege , Se a iafìitis fepatatus . &ntl primo libro de' Secntì,dbnostra, che la deHrut- itom delle leggi è la deStr unione delle città, dicendo, che l'inuidiagenerala. detrattione,ela detrattone l'odio,e Podio l'iracoHdia,eriracondialarepu- gnan za,la repugnanza l'inimicitia, e la inimìcitia laguerra,et laguerra la diffolutionedelle leggi,e la diffolutione delle leggila ruinadé popoli ,& l'eslerminio delle città. Cofiàiffe anco Senofonte nelfuo libro delta Monar– chia, chea ciafcun il ato è ncctffaria la legge, per ejfer'ella non vùl fola- Senofon mente,&gioueuole, ma neceffariaalreggimento dell'anima & del corpo. te - : Però il Jatirìco Gimenale cedendola diffuetudine delle leggi del fuo tem- G l u u e n i pò, effortà gli huomirit aliofferuan%a di quelle, dicendo . Reipic e qui d le- ^uerro c * ges,quidius , qui d curi a rnander . Quindi Auicena fa molto celebrato dal foment atore\Auerr oe[opra il ^deìlEìhicaper batter mefebiate* lo studio delle leggiinfieme con la filofo- fia.&-quéì primi institutorì delle leggi furo tutti riposlìnelnumero degli Dei,per copef arti del feruitio fatto al m&do ; & di Licurgo particolarmen– te diffe Spolline preffo ad Eufebio, cheno fapeua,fe nel numero deglihuo mali, o degli Tfci doneua portoci Belo fu da T^ino dedicata vna fìatua, co– me àfàcratiffimo nume: Minot è consiiiuito da Vìrg*. Giudice dell inferno, . in quel verfi^ Qu£fitorj y Minos, culpa>s,& crim'ma difeit. V l f g ** Solone fu dagli Stbeniefi dmadato Gioite, per caufadelgvottmitogran- de,che co le leggi porfe. s^pi legislatore degli Egittu fu dimadato Serapi, quafi maffimo di tuttigli Dei per questa isleffa cagione; à Platone fu offer- tofacrificioper la ragion medefima da tutti ì Magi ch'erano in Stbene. Et coft tutti furon giudicati fapetrenosòcbe diDeità,per batter con le leggi or amato ì popoli,e dato lor le regole,e i precetti di viuergiuslamente, & ho- neftamente.perqueflo M.Tullio-conbéUiffimo Enconomìo celebrò lalegge, éceniouLsseCc vincidiuTiciu'it-atis,fundamenrumlibertatisj.asquitatis M.TuUiov. fòns 3 meiK,-itus 3 córd'ium,rnra 3 . vn corpor a noftr a line méte)Tic ciuisis; fine legg e d i e no n pv..Etper ère il vero-* chifrena ipopoli contumaci fe non la-legge? chi tiene infijìo kpaz^agìouentkfie no quella? ehi. stringe il rmrfi ai ribelli,&fiditiofi y finon effahhi cafìigailadri,chÌpunifiegii.ho- micidi, chi let-a le difienfioni, chìprohibifee ifiondali, chi vieta i romcri^ eì slr°p\ti, cbiporgela vera quiete à tutti, fe non queft'alma^e fiero finta legge ? à che mordo fi rwiouonoimdì,àche modo sinducono i betti, fi no per elio. ? come puògioHarfiaibifognofi,foccorrere àgli affitti fiutar gli ab-

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