GARZONI - La piazza universale - 1589

Jf^ l VI R S ti l & \ n %ò dagli effempi di tanti,che Mitigati dall'infatiabil defidino httmano, v'– hanno còfumato dentro,perarrkchirfi,ìltempo,larobba,lafama, il cernei lo,& l'anima mfiemejo retto muto affatto dellefue lodi,& bonari, ne pof- fo racquittar U voce perfa,fe no col mc %o di quelloro potabile,che con mi– racoloni uirtìi predicata da loro dà ulta ai morti,®' chefa credere ai stol– ti lefapienxe de'faggi. TSfondimeno cofi balbutendo dirò una parte de gli honori attribuiti à questa profeJfione,per no parer fi itile, ch'io non ardijca fauorirla co molte ragioni che pugnano dalla loro;® poi mi uolgerò dall'ai tra parte a impugnar que'mefchini,che tinti di pece ,onti ctoglij,cotti dal fu mo,arfì dalfoco, stracchi dalfonno; morti dalle uigilie, gettano il tempo, e l'opra nell'infelice fola di Gilgilide,® Morieno,affai più faggi precettori, ch 'effì non fono difcepoli accorti,® auiteduti.Tutti quelli c'ban ragionato, ò ragionano contra l'Alchimia,® che tegano l'alchimia in Arabico, o Cby mia in Greco,ejfere un'arte ridicolcfa,non fanno quaft addurre altrar agio- Tom ne, ofondamÌto,che quello allegato dell'eccellente medico Tomafo Eratto Eraf nelfuo libro de'metallixbe l'arte non può far la forma à patto alcuno, & che vna ifccie non può mutar fi nell'altra delfuo genere proffimo, ne p ina dinatura,ne per me%o d'ar tedi qual fondamento è mefido,® fiffo apprefi fo agli Alchimitti,che Mercurio volatile; perciocbenon negano che l 'arte in fi tteffa fila cofiderata no poffi codurre la forma,anzì che in quetta par te tegono bittefio parer che hà lui, ma dicono filo forte fermata fopra la natura può beniffimo introdurre laforma;® questo ficcede nell'alchimia, douc fi fecondano co tatàprudcnxa,® destrezza 1 principi] naturali, che trouano la forma da loro bramata,® co mirabile anftetà cercata e ìnuetti gatapte fono di parere cotra rio alfuo nelle (pecie perfette, ® differiti efi fen tialmente fra loro,come vèrbi gratia è Ihuomo, l'Or fi, il Leone, i quali non poffono in modo alcuno trafinutarfi infteme;ma tttgono bene,che le tt> eie imperfette dalla natura create,che differiti fino filametc fecodo il più, & ihnenofi poffono trafmutar fraloro tteffe,® acquifìar perfettione col mezo dell'artc;onde ajfisgnano ((metalli quetta impurità, ® imperfettion naturale,laquale p uìa dell arte può trafinutarfi,® ridar fi a maggior per - ^ j * !^ fet tìone,che prima n o era.v i è flato fra Filofofi Egidio Romano, il quale in vnfito qitoìibeto,hà pugnato ancor effo contra lafcola degli n^lchimitti, dicedo va'altrar agione, chelanaturaprocedefimpre co alcuni principi), certi,prefijfi,® determinatinell'operationifue;fra quali principi) enume ra la caufi efficieteja caufi materiale,et il luogo,onde il cauallo (dic'egli)no fi genera fi no dal caual!ó,come da caufa efficiete, e dalfingue menttruato della caualla,come da caufa materiale,® nel uentre di effa , come in luogo determinato. Così vuole, che i met alli habbia .no dagenerarfi nelle uifiere della terrafilamente, ® non per mezo dell'arte dentro a corofili, o den– tro allefucine.Magii alchimifli ttimano tato la ragione d'Sgidio,quanto tti mano ìlfiffio d'un mantice contra un uafo lutato di lutofiapieza da douero; perche

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