GARZONI - La piazza universale - 1589

f i l i ? IK $ \À t E. Ì 4 7 DaÌs©tAftìarecìt^nvimei'o,póc!ere , et mcfura , com'èfritto nella fapie %f al e. t i.onde no c maraviglia fe i P itagorici anco effi bau detto talhcra, che tutte le cofe so fatte di numeri ,come narra Arisi.ncl t.della Metafifca éc.$.ItifègnodiciÒMaercòionel r.d e fomnio Scipiónis,*/ c. i $ ,d>e Va- Microbio ninne fono affociate uà corpi co vna certa e determinata ragione di n umeri.e Proclo /opra il Timeo dì Tlatone narra à afta fpofìto,cbe i Pitagorici affé ^ rGCi9 * gnaron qttatt ro ragioni de'numeri, laprima vocaleJaqttal fi trova nella ma fica,® nei verfi dePoeti.Lafecoda naturale, che fi ritrova nella capofitto ne delle co/e.La terrai rationale,chefìritrouanell'anima,&nellefinepartii La quarta divina, che fi ritrova in Dio,®'negli Angeli. Et de'numeri parti colaridegni di confiderationenha.no parlato molti, come Pjèllo che diceil VCelle. Monade,ouerovno,p no poter fi diuiùere,nelt'Arithmetka effer vn fegno di face,e di cocordia, & fmbolo d'amlcitia,e dipietade. & Arisi nel 5. dell a A r i f l o t e e Metafif al c.6 .dice,che l'vno è principio d'ogni cofa;&nel 13. al c.Z.riferì fee lvno à Dio, coinè fu anco Dionifio Areopag. nel lib.Ae Diumis n om i 1 hib.itf c. 4. pcheDio è vno, come in più luoghi nella frittura/aera fi legge. tt dì qfiavnità parla affaicofeil divino Ciprianonel ^.trattato c\t furali- Ciprimo, Citate platoru.Dipi/Wice/M Piugora,chel'vno fignificavaidetità,et il due ^ dìuerfttà.Onde Alcmeone Crotoniate, che viffe ai tepi dì Pitagora, chiamò * Q % £ £, due molte cofe, lequalìalla contrarietà & oppofitione ridotteci denotano la n i a t e _ lite d'Empedocle rac ostata da Aàfi.nel i.della Metafif.L'vno parimele fv Zarata. da Zarata pcettore di Pitagora chiamato padre,® di due madre,fche vno & due fanno tre, numero primo incopofìo, chefignifica la fantiff. Trinità, Taire, Viglinolo,® Spìrito sato: & e /fi con lafacidità della diurna eff?nra pxrtorifconola Tetracly, onero qvaternità chiamata da' Pitagorici fonte. di fpetua, ®-femprefiuete natura, la qual fìmbolicamete co tiene, & rap- prefenta il nome d'iddio quadrilitero,&ineffabile,riuelato ne fiacri libri di Mose. L'vno di più fu da Poeti antichi detto Zeua,nome attribuito à Gioue, & il due fu chiamato Hera,nome chefiriferifee à Giunone,® Cjioue fignifi ca la forma,® Giunone la materia,alla qual cofa allufe Homero dicendo, Hrra Giunon mirò dal feggio d'oro Gioue che nel rìuofo Ida fedea->. fi ternario è numero potcntifimo,pche Iddio è trino in per/one, & vno in efseza,pò tre volte orò Chrìfio al Padre nell'hortoftre volte ripeto nei fimi incantefìmì i Maghi,come defi rive Virgilio nell'Egloga ottaua dicendo. Ter,j } b&c altaria cìrcum Effigiem duco, numero Deus impare gaudet. Con tre cofe èfatto pfetto ilmodo,come dice Trimegitlo, co la debita con- ttecione delle cofe htjìcme, co la debita elfecutione, ® co la debita dislribu- Mercu t'ione.I magi della Perfia coBituirno treprecipifopra il modofiromaffins, fl." me S*" M'.lrim,ZT ìAfaminim,cioè Dio,lamete,® lanima.Orfeodijfeil tuttoef Orfeo" fer distribuito, in treparti,cioèprmipio,meTjro } & fine s & AriTt.nelprì k 2 mo

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