GARZONI - La piazza universale - 1589

r7 Ä P I A Z Z A anima s veftra s pro teftament o patrum , et mementot e opetu m pa quxfeceruntingenerationib . fuis , etaccipieci s gloria m magnam ,e c nome n Steinum . Hör queßanobiltd delia stirpe conferire tanta tigniti ne posteri, cbefifoffer dui eguali aifaenza, & di officio, ò dignità, quello ehè nobile femplicemente è preferito all'altro, & questo fi prona in l.h Giouann l nor.ff.d e honoribus . Vero Giovanni de Platea tiene quefio, che nella ele te Platea , tione degli officiali fi deue hauer confideratione particolare fopra la no tà : & vn nobile femplicemente èantepefio con ragione à ciafeuno, ebefia plebeo,come tutte te leggi vogliono ; & ciò fi conferma potijfimamente testimonio della ferii tura facra, eociofìa cbenel Deuteronomio fi legge delle tribù èlfiraele, Moifeeleffe per giudici ipiàfauif, & ipiù nobili fr*~> loro.& che lafcrittura tenga conto della nobiltà fi può feorgere nel primo dei Rè,al cap.p.doue Samuele è chiamato nobile per la dignità della profic ua; & nelfecondo dei Rè, al cap. 2 3. ^bifidi fratello di Iacob nominato fra tre,è chiamato più nobile. & nell'Ecelefiaflico al decimo, vn Rè chefia no bile, è commendato, & effaltato, dicendo. Beat a terr a cuiu s Rex nobili S. Marco. & m S a n Marco al quinto decimo,&in San Luca al decimonono,è com^ S.Iuca . mendato Giofeffo Abarimathia, perche era perfona nobile . & negli A degli Apostoli al decimo fettimo è ferino, che alla predicanone di Pao Conuerf a efta d Dominu m de gentilibu s multitud o magna,e t muh e res nobile s non paucse . jtriflotile ancora nel terzo della politica, al capo festo commenda molto lanobillà,®- dopo alcunefue lodi,dice, che No b i tas apu d omne s in honor e habetur , perche è cefi confientanea che megliorinafianoi meghorì. onde ènotabile quel detto di Seneca. Habe Seneca , hoc propriu m generofu s animus , quòd conciratu r ad honefta ,etn e minere i excelfì ingeni j virum humili a de!eclant,e t fbrdida j laqualco Jauflo . f*ß molto bene effreffadal Fauflo Poeta regio in quel diHico. Si te rußicitas vdemgenUiffetagrestù, TSfobilitasanimi non fiorettila tut. ^ 7\£o« poffogià tacer (per fodisfare à mille curio fi) da quante parti fi ca– ni la nobiltà, che nonfarà cofa niente piacevole, nè meno vtile à molti, che ii questa materia parlano tanto ccnfitfamcnte,cbepar che nel laberinto Thefio fiano auclti à ragionare. primieramente adunque fi caua la n tà dalla gloria (come f è detto) de fimi anteceffori, perche (come èferi nella fapienza al terzo) Gloria homini s ex honor e patri s fui, et contu – meli a fìlii pate r fine honore . & ne' Protterbij al decimo ottano . Glor filiorum parente s eorum.7>erò i leggiß in queßa parte fon contrari) fra Giacob o loro,percbe alcuni come "Bartolo nel Cod ice al Ti t.d e ferui s fugitiuis , & Ahuroto . GiacoboAluaroto,eGiouannidc platea, tengono che vno non fianobtle iePhtsl P er t a f> ro S mie d e l l a madre feben ci foffe vn statuto contra ; & dall 'alt "Filippo P arte Filippo Taccio Deregulisiur .i n p.co .i n fi.e Rocho di Corte,& Buo Decio. no aeXortili nel fuo trattato della nobiltà impugnano il detto di "Bartolo ir de

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