GARZONI - La piazza universale - 1589
r ?i i F i R s A z r. 32 5 Wttri'Zfo » c b ì t r e n o n riha neffttno. Al Signore parimente s'appartiene premiare i buoni, ({affilare i cattìui, mandargli in ordine fecondo la condì- t'ione é lui non fraudargli il falario, non fargli infoienti, non 11 fr crudeltà •con loro a modo di tiranno., non ingiuriarli, non granarli di fouerch 'io , ri– cordandofi eh e fonohuomini ancora loro, e non cameli,o elefanti, curar– li nelle infirmiti non cacciarli di cafix, come fi doleua l Amalechita d'effer fiato dal fuo padrone abbandonato.&(come rìferifee Dione Caffo nelfefto Dione libro delle Romane Hisiorie) ifirui infermiper una legge di Cautìiaiio im– peratore diuentauano libendopola recuperatane della finità, fe dai pa– droni erano abbandonati,® efclufì nelle infirmata loro.Le leggi poi deferui tori fon queste, che filano vbidienti ailor p adronhchemn fiian àifasliàiofo palato a modo alcuno, ma contenti di qualunque cibo c'hobbian l'orecchie, d'afmo,fe per forte ilpadronegrida loro,chabbian lagroppa di cauallo,per portare volontìeri pefi imposti loro,c'habbian le mani,piene,e non ristret– te^ d'angbiate,perfuggire i latrocini) e robbanienti, c'habbiano, i piedi di ceruo per cam'mareprontamente dotte accennaillor padrone, 0 fignore. L'Economia depadri verfo ifigliuoli conftsiein questo, che il padre cor. l'efi fiempio fuomedeftmo, ® col ìpecchio d'altri inslr/tifica ilfigliuolo,fiecondo che infiegna Plutarco nel Tratatto D e liberi s educandis , che lo castighi •quando fatla,perche(fi come èferino ne'Prouerbif) qu i paici r virga : odi t hìinmCnum.cbenonli diapotesìà fopra di lui, perche è meglio comman- . . dare, & farti pregare da quello, eh e pregar'effo non bifogna prouocare, i.figlluoli a sdegno, non gli inuilire, non li far profontuofi, accareccandoli, d 'i fouer ch'io, ma edificarli con buoni documenti, con fpefiffime ammonitìo- ni, con paterna carità, atterzarli allafcuola, alla (fbiefa, ali academie,ai luoghi bonorati,® nobili,infegnarli il timor filiale,la modestia, la fobrietà, la diligenza, l"onestà, larìuerenza, la ciuiltà, la dificiplina egregia, come conu\r.tfi,e finalmente hauere un'impero paterno fiopradi loro,e non tiran– nico , qital'era quello de'Perfi, i quali (come rìferifee Arifiotile nell'otta– no dell'Etbic .i ) vfauano ifigliuoli proprio alla giti fa deferui. ^'figliuo– li poi s'appetta ( come ben difcorre Senofonte nel libro de'detti, ® fatti di Socrate ) obedire ai padri, non fargli entrare in colera, foportar l'ire, & ingiurie loro , hauer rijpetto, ® riuerenza alla canutezza, di quel– li, effeie offeritami con effi, e remeritargliinquanto poffono de'benefi- cif riceuuti. Quanto all' Eco ?to ?nia acqui fi tiua non dico altro, fe non cbeilnon andare manzi èuri ritornare a dietro, il non guadagnare, & auanzare è un nero perdere. Mai modid'acquiflare fono infiniti, qnafi, perche l'arti mecaniche, & le difcipline onde fi guadagna-, fieno innumerabili. Però piatone nel fuo fofifla,. affegua due modi diac- quiflare, uno che fi dimanda commutatone , laqual confifile in tre cofei in ionìfin ueniite, 0 compre, ® in mercede,l'altro che fi dimanda-,: mancipatione, ®quefta è di due fiorti, perche òfi piglia con mani allaper» ? ta,
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