GARZONI - La piazza universale - 1589
- P I A Z Z A regno,diutgono infoienti dopo l'acquilo dì quello,come leffempio cidich ra m Saul, & in mille altri vfano male cantra i fudditi la poffanza lor caricando fienza modo,& j enunci Cittadini dimprtstiti,ta plebe digra- ue%za,alcurii a'angarie, altri digabelleapui poter e,benche'm effettoqt fii tati fan tirami,&non Prencipi in queìla parte. Et quando gli ottima ti tengono il poffeffo della Republica } quiuì infume con effo loro vittcno l'odio,^ lemulatione,per la qual cofa rar'ijfime volte regnano d'accordo fieme,anzi con fatt'toni,con partialità, con morti, & guerre ciuiliftn dann della republic a, fi va nno diftrugge ndo fra lor mcdefimiMa infinitifon qu li che giudicano ilgouerno del popolo per lo peggiore. Apollonio con mo te ragionilo diffuadea Feifafiano.& Cicerone,firìuendo à Tlantio, dice, che nel vulgonon è ragione, configlio,differenza, ne diligenza,&ilPoe- ta dice. Scindìtur incertumMudia in contraria vitlgur.. EtOthaneperfadice, chenonècofa piùinfolente,nepÌhpaz^adeP./c* moltitudine del popolo,& è proprio della plebe non intender nulla,ma pre Demo —. -cipitofornente, èrfinza configlio correre ad effequir le imprefe, affcmig flhene. -dofì à unfiume,ouer torrente preciphcfo. 'Dcmofìbene anch'cgli chiama i ; popolo mala beslia,& piatone lo dimanda befiia con molti capi. & lal '" JcriucndoadEgefippo, dice. Ognipopolo è temerario, paZXP,& dapoco,. pront'ifilmo ogni voltategli accade,à mutare opinione,per fido meerte,v loce,traditove,fraudolenta,vtikfole nellavoce, facile all'ira, & alla laude,. d'adulat'wne.Arifiotilepcr quefio nell'Etica giudica, che'lgcacrno.chl po– polo fia pelfimojerciocbe la plebe è capo degl 'i encri,mae(h i delle ca vfanze,& cumulo grandiffituo dimali, ellapitgar non f può antagmiy con auttorità, necon perfuafioni-, perche quelle non intende, &que He rifiuta, allefitafioni,edura, & ostinata,!cosiumì, fuoi fin (cmpre ìncnnfìantiffimi, defilerà-cofe nuoue, & odia le preferiti, ne fi può. raffrenar per dottrina de'faui , per difiipimadi padri „pcr autier'uà di magi Irati, ne per maestà di Prencipi y non effendogli hucmini prudenti* ofcoltaù da b ifi come è chiaro di Socrate nell'opinione degli Dei, in Pc .0- •lo Emilio che dtffuadeualapugna dil Canne,in Maggio Campano, il qual figHaito che Annibale non fi togli effo dentro farthagine,per ejjcrtrcp fiditiefo,& così tuttiis~tati patificono eccettianidannofe, &perUolofi da donerò. Coìin 'gHe Nel goutrno politico aiiidtimo fi potrebbe toner la prefeffione de'Ccn ri,&Secre glieri, & Secretori], benché fianpiu prefì'o uffiiij, che altro, ma per «a»»- la diligenza, &- cura^con la qualc_j molti u attendono, & perloflu- dio,chedentro ut mettono fingolare,non farà eo\a ine enuenientt dargli me dì prafejfione.-Hora à questi tali s appartiene effer nel i on figlio Stitcx P cr q"efio Seneca ne'Prouerbii dice ..Diu delibc ra,cu u faci.ro . mi cu M.Tu]lic- cejio c eilinfarnu m cilè^nii polle , ho c eie niortuu m viuexe . e Tullio» nel
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