GARZONI - La piazza universale - 1589
2 P° T 1 <ts4 Z Z \A " predicatalo, aquelirìTpofe lo Spirito maligno . Io ho cono fiuto de– sìi, & cono/co Taolo, ma voi chi fette? & di più furono afi"aitati mala mente danno di quei demoni] , talchéfuggir on nudi, & fritigrauemtntt, fuor di quella cafa. D-eue poi lEfforciìla, òScongiuratore bauer perla prima lagloria d'iddio auanti agli occhi, & operare a quitto fine. Stan– do, veder che l'opere ch'ei fa pertinenti ad alcuna attinenza , ouero ifftf ch'io corporale nello Scongiurare, fano raffnnatiue dilla bimana ccncu- pifcenza colm odo conueniente alla virtùjecondoilriio,ò tottume eceltfìa slieo, ouero fecondo la dottrina mortale. Onde "Paulo ai Immani al duo decimo dice. Rarionabil e fì t obfequiutT i veftrum . ter%p, che tali ope– re fifacciano da lui fecondo la confuetudine, o fato, otre.ditione della Ch. fa vniuerfale, o almeno di qualche (fhiefia particolare. Quarto, (he l'opera fatta per qualche effetto babbia naturale proprietà à produrre, quello ef fetto. Quinto , che non vi fa pericolo difendalo, cerne toccando, & ma neggiando douenon conuiene . Mapìù chiaramente dee Ubitene cfforciU confederar e che le parole ih'egli vfa,non fané pertinenti alla imtocaùcne tacita ,oeff>reffa de" demoni], & cheiui non finn compre fi nonnincogr qitali,fccondoCbr'tfofìomo,arguifconofemprequalche fupirsiitìote^j. Plutarc o V e r ° ' ^ u a n i o a n t i c b i Magi coi nomi Sphcfii fcacci auano d mor.if Re candola teflimonianxa di "Plutarco nel fettimo de'fuci Simpofiaci , iui non ira for%a naturale, maun tacito patto de demoni,i quali (ccmeaffer- Tatiano . m a T * t u n o ìftmulauano deffer da totali nomi vinti, e cor,fretti. 'Sifo- gna, ancor a che la materia ai taUpar ole non contenga in fe fcàfità veru– na, opaz£ie ridicolo/e , come fono certe filaflroche, d'alcune slolte vecchiarelle, & iui nonfi pongano co fe vane, ne caratteri fritti, c ceno, che il fegno della croce, & che non fi ponga Speranzanelmado dello fcriuere, o di leggerli; ejr che nel recitare, o proferire tali pa– role fiacre s babbia folo l'intento a effe, & al fenfòloro, & l'occhia al la virtù d'Iddio, & ancoà quella de Santi, le cui reliquie s'applicano à gliobfeffi per queslo fine. All'ultimo che l'efetta che s'affetta fi la fi al beneplacito della volontà d'Iddio. Et con l'offeruanza di quesleco- fe,èlecito ejforcizare gli Spiritati, & porgli breui al collo, acciò glipir- tino con effo loro. Et quanto ahnodo,fi dee prima efforc'vzare Ihuom ffiiritato, &poi feongiurare il demonio che fi parta, benedicendo, & effor citando tutte quelle cofe, che s'applicano àgli obfiffi, come cibi, e b uande, e cofe tali•:& cercar diligentemente per cafa gli frementi del m !eficio,cbe abbruggiar fi debbono,rinouando il tutto, & esortargli obfiff alla contrinion- de'lor peccati, & alla fiantiffima communtone, & attenta alla confeffione, & prepararli anch'eff come à dettoti facerdeti fi con fuggendo le parole g\ocofc,fiipcrWitiafe,curiofe,&-foff ette fin quefl'vp fa Santa, come bene auuertifce Ciouanni T^jder nel fuo Trecettorio; & hauer quella fede nelle reliquie Sante , che fi conuiene, e non perde d'animo
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