GARZONI - La piazza universale - 1589

11 Biond o V H 1 V É R\.S A* L E. 40 1 de,& Vinetto fe ne rifero affatto, dimandando per burla, fe Gìoue bave* comandato, che la cornacchiacantafiedallafinifira, eilcoruo dalla dr tira : nel parere, & giudicio de' quali cadde il dottiffmo M. Fanone, il quale difle quellaprudentiffima fentenza , che i Deifarebbono otioft, <& ferviti da donerò, feconfidaf)ero i lor configli ai corvi, & alle cornac– chie . Il Biondo nel primo libro della fiua Roma Trionfante, recita l'efi- fempio d 'un Confile, qual fu Tubilo Claudio molto faggio, tlquale ef- fendo auifatOiche alcunipollaftri fra le cofe [acre non augurauano cofia al– cuna fauoreuole , per non uoler cibar fi, gli fece gettar nel Tebro, dicen– do .poi che non hanno uolontà di mangiare, vadmo a bere. Recita pur l'iileffo ancora, che Cicerone facetamente motteggiò Labienoalqual nel- l'effenito di Tompeo effendo intento agli augurii, dtffe che Tompeofareb he cantra Cefare vincitore, dicendo. E noi, perche fperauamo quctlo, babbiamo poco fa perduto i ripari, e la fortezza del campo a pofia. Co fi narra il medeftmo, che, dicendo T^onio, come quei della parte di Tom– peo doueuano fperar bene,effendo apparfefette Aquile nel campo loro ,tt prete da Soldati Tompeiani, ìifteffo M. Tullio diffe con moto faceto, & C i c c r o falazzeuole che, l'augurio era buono ,fe s'baucffe hauuto da combatter cantra le gorre per uentura.e Cicerone,uel primo de Diuinatione, raccon– ta l 'effempio di Flaminio, ilqual ffirezj? chiaramente quel genere d 'au– gurio detto da Romani Tripudio,perche efjendolidetto,che diferiffe il ri– battere finche gli pollihauefferfame, echi dtndo egli quel chebauef- fe poi da fare ,fe non mangiavano, & effendogli rifloftcch'era dafchifar la pugna, diffe con fcherno grande 0 quefii fono augurii importanti,® de– gni d'offcruatione,che il combattere è illecito mentre i polli hanfame,& è conceffo quando fono ben pieni & fotollì : onde beffando gli augurii di quefla forte, comandò che fi leutjfero i fiendardi, & ognuno lo fie- gttitaffe alla pugna. il medefimo narra nel fecondo libro de Diuinatione, che, mentre Annibale era bandito, e ritirato in corte delRcTrufìa, parendo a efso che quel Re combattere doueffe, & dicendo il Re che non ardiua proibendolo gli Arufpici per confa de gli interiori de gli anima- li,che vietavano la pugna, diffe. Vuoi tu creder più preflo a r>no interiore d 'vua vitella, che aU'ifficrienza d'vn vecchio Imperatore? Ove M. Tullio conchiude quefto . Qui d ego Atufpicu m relponl a commemo - rcrn?po(T'u m qnide m inn'imerabilin , quxau t nullo s habuerun r exi * tus,an r contrario* . Et ini l 'iHeffo confuta tutte le cofe addotte da Quin– to fratello in favore degli Augurii,Aufpici, & ArufpiciÀicendo, che le cofe feguitc fono fiate à cafio;& di cofe fortuite non fi potata predire con quell 'arte cofia determinata da loro, ne quelle cofe fi pojfono accommoda- re alla fortuna di quelli che facrificano, 0 che pigliano augurio da effe; & fi ride M. Tullio in quefla della inconslanza de gli Dei, che ne' pimi Ce intt-

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