GARZONI - La piazza universale - 1589

" > $1 1 V:t \ ? l i t ti, 4r j monto, per eccitarla credulità dell'huomo in quefic uanìtà. di Ciro feri- Diomi ite Dionifìo nelle cofe di Terfta che dormendo vide il fole da fi.oipiedi,et volendolo con le mani tre uolte pigliare fempre lifcappo ; onde li fu pre– detto , che per quell'appetito ebebbe tre volte di pigliarlo, regnarebbe trentanni & coftfu.maqui non c'è ragione che provi, che per quello ap– petito s'intenda più trenta, che tre, la onde bifogna concbittdcrla, come H c r a c j ; ^ di fopra ho detto. Scritte Heraclide Tontico, ancor lui del fogno,che fece p o l U K la madre di Falaride,one le parfe /ragli Idoli nella cafifua confecratiue dcr Merevrio con una tazja che teneua in mano,ffiargcrfangtteper tut– ta la cafa, & imbrattarla tuttafd che confermò la barbara crudeltà poi delfigliuolo.& jlgatocle nellaftta biftoriartarra,cbe Amilcare Cartagi Agatoc.' e nefe, offendo all'oppugnatane di Sìracufa, feriti, o li panie di fentire vna voce,cbe li diffe.Domani tu cenerai in Siragofa.& qtteflofono attuen ne vero, perche la mattinafegucnte,nato tumulto nel fuo efferato, iSi- racufani accortifcruendofi dell'occafonc penetrami nel campo d'^ìmil- ^ (Tire, lo fecero prigione, & lo condii/fero dentro alla città loro . Tlato- J ° 1C " ne riferifee mcdcftmamente, ch'effondo Socrate in prigione, difle a Cri tone fuo famigliare, come dopo tre dì doitea morire, effendoli apparfo in fogno vna gioitane belli/fimo, laqual chiamandolo per nome li diffe vn verfo d li omero tal e. Tertia tcTytbd tcmpejlas lata locabit. e cofe frìtto cflerauenuto.jlrifotìlc r accetta d'Eudemo cypriofuogra Ariftotile damico,cl)andando in Macedonia,arrinò in una città belliffma di Tbef faglia,Tbcra nominata,laqual'erad'MefJandro Tiranno crudelmente oppreffa,doue s'infermò qu fi a morte,ct una notte in fogno lì panie di ne der ungioitanc di faccia belliffma, che cofortollo,et li diffe ch'in breuefi finarcbbe,& cb\AlefandroTirannoinbreucfarebbe vccifo.& cofftic cefc.& Sofocltfft come narra M.Tullio nel primo de Diuinatione) Toc Tullio. ta egregio,cfcdo flatarubbatadal tepìo d'Hercoleuna taxja d'oro,f fo– gnò di colui che furata l'hauea, la onde riferendolo a Magifratì, lì fece porre le mani addofo,e fu trovato il nero.intorno a qu ali fogni e di mefite ro darf l'antedetta riffofìa.Qui caderebbono anco gli afìrologigiudicia- rtj,ma perche di loro fi parla alla lunga in un difeorfo particolarc.fra que fio mezo gli lafciamo da parte.L'indovinare ancora per via di Fifonomut, Fifonom eccedendo i termini della naturai cofa fallaciffma,perchegli affetti del Vanimo,&le difpofttioni del corpo, & le forti delle perfone da quefle de bili conietture nonpofì'otto comprendevi dall'bitornoftpuò ben coniettv- rare di qualche inclinafume,comc%opiro in qveflo , vedendo la imagi- ite di Socrate, lo giudicò lafeiuo, & apparfe pergiudicio di Iviflcfo vn ualent'bvomo.bfiata trattata qvcjl'artc da ^iriflotite, Avicenna, Con- Mantio,Tbitemone, Lexo,TietrodaTadua,Micbcle Scoto,&altri afai: •M

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