GARZONI - La piazza universale - 1589

V 7\ 1 V E II S A L E\ 42 9 fimi dinoti poca auitorità,molte cofie inaudite & incredibili quafr,&fi a l'altrefilche fi legge anco inTlinio nelfiettimo delle fine Hifiorie natura- li)cbe in Africa fimo alcune fhmiglìc,cbe con la uoce,& con la lingua fin ficinano 'y i quali lodando la b eliezga de gli arbori, le biade liete, i caualxì egregifibeftiami graffiagli hvomin'hfvbito glifiàn morire, ograuemen teinfiermare.per qvefio l'antica magaficelerata Guthrume detta ,co ifiuoi incantej'mi acciccò molte perfine fienzapoterfi mai dì tato male ueder la cagione .A quati fanciulli ancor a uiefiucciatoil fiangue nelle culle daque file brutte firic diaboliche? a quanti uien procurato l'aborfonel ventre delle madri ? quanti colfiol tatto efleriorenel materno alno rimangono in felicemente vccifi ? Incantanoancoraiferpi della terra talmente,cbepo tono addormcntati,alla qual cofa allude quel verfetto del falmo.Sicui alpi dis linda ; obturantisaure s tua"» qua : no n exaudie r uoce m incanianti u . Venefici incanrantisfapiemer . quefiofocena '/mbone faterdote de gli yj C gj;; 0 , Jdolitdi cui ragiona Virgilio nel fitti -ino in quel verfo , Qnin & Marrubio venìt degente facerdos. Cofìvlinìo,nelvigcfimoottauoUbro narra d'Efiagono legato de gli Plinio. Oblogeni, che fon popoli dell'' fola di Cy prò, che alla prefienxa de confoli Romani fi fece ffontaneamente gettare in una botte piena di ferpenti > * quali incantati da lui non filo non lo mo> fero,\ma con la lingua piacevol- mentc li leccarono la uita.& de popoli Mar fi,eh e da Circe trafilerò l'ori Sillio. gine loro ferine in quella foggia Stillo Toeta. Ac Morfica pubes Et bellore manu,& chdydris cantore foporeni Viperetmquc herbis hebetore,& Carmine dentem. & il medefìmo di Harcalo Venefico racconta, che con le mani toccano, & maneggiano iferociLeon'hfienxo refiareoffefo doloro,diccndo. Horcolo nonpauidus feras mulcereleenas. One l'ìflefiopur anco ferine cofi di Atyr malefico. JYJ?C non ferpentes diro ex armare veneno Dotlus Athyr,ta6tnque graues fopire chelydros. &bencheVlinioncl uigefìmofefìolibro al capitolo quarto febernifeaal– cune vanità magiche ; come che ì fiumi, &gliflagnifi pofino ficcare, col gettanti dentro l'herba Ethiopide,& toccandole con efia aprir tutte lecofe chiufe ; cofi che con l'herba Acbemenidc fagliata nella fiebiera de gli inimici,fi mettati quelli in fuga;& che con l'herba Lataccqual da nail RedeTcrfiafuoì\ambafcìatori,fibobbiodouitiad'ognicofa;nondi- meno altroue conferma chiaramente la violenza, & potestà di questa magia, laquale fu trovata dal demonio , fecondo il detto d'Eufebionel Quinto de Pra-pararion e Euangelica . Oue dice. Magica ? aute m a i - lis Djjgentiliu m , &: imientores , & doctoresfuerun i . il qual detto fi compro-

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