GARZONI - La piazza universale - 1589
4 J * T 1 A 2 Z A caterua deMuficìnonpoco obligo debba hauermi,tentndo io che mufic 0 non fono, fe non per affetto, cofe bonorata protettone di quefla difiipli ® moflrandomiper auentura efremo partigiano di qucfla eccellente, & illujìreprofelfone. Con tutto ciò non poffo -mancare, fecondo il mio inflitt te dì non dar quellenote a iuitiofi Mufci,ebelor fon debìte,e conucnien iti perche la nota di quelli che diffettuofifono no torna in preiudicio alc no a celebri profeffori di questa fetenza. Dicono adunque quelli c'han c cattino fomaco centrala muftca,che per la parte loro fi fon trouatì h uo– mini faggi , ® intelligenti, gli quali non filo non li hanno approuata, m Piatira i " cataramente,® con parole aperte bìaftmata,& dannata. RjfcrificTln- ' tarco nella ulta del Re Aleffandro,che Filippo fio padreftntendcndo che fino figliuolo in un certo luogo haueiia fuauijfimamentc cantatolo riprtfe dicendoli .T^on ti uergogni tu di fapere cofi ben cantare? egliè bene fai, ® di uantaggio che un Vrencipe habbia odo d'udire, quando che al tri cantano. Del mede fimo Alefiandro pur fi legge, che, cantando e una nolta, Antigono fittopedagogo li ruppe la cithara,®lagettò uia, di– cendoli . alla tua età fi conuiene boggimai regnare, ® non cantare. S legge parimente d'Alcibiade Atbeniefe,che in tanto diffrezjzò la mttfi ca, ® il canto, che fu filito di chiamarlo cofa indegna diperfona liber Le" Romani tutte l Hijìorie narrano, cbclbebbcro fommamentc ind fpregio,® maffime Scipione Emiliano,® Catone li diedero rìpulfa, come aprefieffìonè molto aliena da co fumi Romani. La onde narra Suetonio la vita di l^eronccbejpcr effer egli troppo dedito al canto, uenne in cbiffimaflima,ct riputatonepreffo a tutti;® maffime che non hebbeuer gogna di comparire in feena, e cantare,®- fuonare, centra cui firiffe Giuuenale quei uerfi. Hxcopera, atquehxc flint generofiVrìncipisartcs Gattdentis feedo peregrina ad pulpita faltu. 1 Re de Verfi,® de' Medi metteuano i mufici fra iparafiti, & buffoni , come quei cbcprcr.dettanopiacere dall eficrcitio loro, ®fiiccuano poca Disdoro , flmu di colali profeffori. Gli Egittj ancora(comc teslìfica Diodoro) non uoleuano che i gioii eni loro ini par afferò M tifica, riputando che quella ren deffe gli animi loro troppo effeminati,® molli.Tcr queflo Volibio Mcga Iphoro. lopollvio (come Ephoro, ® Atheneofon teflimonif) dìfie ch'ella non era Athcnco. fiata trottata fe non per fialide,® inganno degli huomini. il che dieder ai intender chiaramente le donne de' Cleoni, quando perfeguitarono crudelmente Orfeo per ucciderlo, dicendo, che con la muficafua amma nenti;, liana,® corrompeuagii animi de' mafichi. Homero nella Iliade introd ce ancor"efio Metto re fa mofo ,cbe dice a Varide per ifchemo, ch'egli l'armi era uìle, ® che s'banca guadagnato l'amore di Helena col canto J .or;rio . ftfiiuo .& Horatio dice delliflefioTàride.
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