GARZONI - La piazza universale - 1589
44^ T 1 j i Z Z A cofie,fieruendo Trencìpi, Signori, Caualieri, Gentiluomini, Mercant ® ciafcuno che li comrnattda. Ter laqual cofa fifanno pagar le lettere ro, durando fatica affai ne'viaggi, ® [correndo pericoli di banditi, da fiaffìni, di mariuoli, di fiumare, dipontirottì, di fortune, di fanghi, d caldi, dighiacci, dineui, diuenti, & di milleauncrfità, che gliimpe difcono,e turbano molte fiate il uiaggio,con fallimento di mercanti, ® ruina effreffa di quelli che flettano auifi, w rifolutioni d'importanza qualche luogo: oue fra gli altri il Trocazjadi 7^apolislenta,e trauagli da donerò, trouandofi di raro le strade fcure da fuomfciti, ® malandr ni , che l'afpettano alla macchia per fualigìarlo infeme con la comp gnia , fe v'intoppa dentro. E i pofiiglioni hanno la cura principale de pofledequalifi comprano in Roma, in Venetìa, in Milano, in Fiorenza in T^apoli in Genoua, fecondo l'ordinario , &piu, e manco, fecondo quantità de' traffichi, che per quelle fipoffono fare. Al tempo delle gu re,® delle pefìiiportalettere,ò corrieri hanno la febre loro principale mperoche da ogni banda riceuono incontri difpiaceuoli, & certi int diauoloft, cheli fanno perder tempo in damo, & qualche volta fon nuti con perdita delle lettere, ® de' danari che portano feco addofo. gli hofìi ancora fon molte uolte beffeggiati, perche gli danno certe c gne fiotto, che hanno vn tro tto perpetuo come è il moto del primo m e tanto magre, ® disfatte.chegli tremano le gambe fiotto, come a linelli ; talché fono sforzati lafciarli a mezja flrada in vn fi fio con l'ore chic tagliate,® col nafo mozjp, come figni rapprefintatiui di que hofti mariuoli, che gli hanno fatto una beffa di cotal forte. Ma ne e cora mancano di viti], & di difetti, perciò che oltra l'infideltà che r gna in molti, nell'aprir le lettere d'altrfnel feoprire i lorfigilli, nel tr dir gli altrui fiere ti, fono ancora furfantami in queflo,che truffan groppi ,&fiquar ciano le valigie fingendo d'e fere flati affasfinati nel gneda di Rauenna, o in quella di Centia,oprefo à Magnauacche,o nel fio dì Baccano,® cofi dolcemente danno in un laccio, che gentilme gli impicca a effempio de gli altri. Et queflefonole principali beffe fanno,onde ancor'esfi reflano beffati,® delufì. Tlìnio nel libro fettimo e capitolo vigefimo,celebra un certo Filippìde Cornerò valentisfimo', quale in due giorni corfi cetoquarantacinque miglia a piede dajtthcn a Lacedemone ; & ini ancora effaltaper miracolo un certo Anifle, ®_ Filonide Corriero d Alefandrò Magno, che corfero in ungiorno daSicio ne à F.lide,oue fono cento cinquanta miglia: aggiongendoiui vn'altro racolo,che efìendo Confoli Fonteio, ® Vìpfanìo, un fanciullo di non anni corfe da mez^o dì afera fiettantacinque miglia. Con quefle ma glie de'corrierilafiiarò ammirati i lettori,® farò paffaggìofra tanto ai altri profeflori. An-
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