GARZONI - La piazza universale - 1589
(come Ifidoro nel primo delle fue Ethimologie)tengono,che lfide Regina figliuola d'Iliaco trouafiegli Egitij,ma cheifacerdori n'haueffiro d'una forte,& il vulgo d'un'altra.Et il mede/imo ifidoro nel predetto luogo tie ne cbeiFeniciritrouafleroicaratteri Grcci,&recita Lucano,chedice. Lucana Thanices primi magni fi creditur aufi. Manfuram rudib us vocem fiignarefiguris. Et per questo i capi de'librififioglion fiegnare{dice egli) col colore Fenb- ceo,in fegno che loro fiuron inuentori de'caratteri finche Cadmo,(non già fieodo il parer a" ifidoro )figliuol d'Agenore diede loro nuoui caratteri, i qvali(fe non mente "Plinio nclfiettimo libro)fiuron fidici,ai quali Palarne de nella guerra Troiana n'aggionfe qttattro,& altrettanti dopo luiS imo- nide medico,benchc Arifiotple dica,che gli antichifiuron diciotto,et che due n'aggionfe Epicharmo. MaAnticlide dice un certo Menone efierne fiato l'inuetore qndecì anniauatìForoneo antichi/fimo Re della Grecia. Et Epigene,e Berofofcriuono efierne flati i Babilonij. Ale uni dicono poi, £ p ' i g e B f( cioiPlinio,& lfidoro,ch e T^i coltrata cognominata Carmenti trono i ca- rateri latini al numero di decinoue fin che un certo Silvio maestro de'gi uochi ritrovò lalettcra.S.R^Qxhefonp'iuprefioafriradoni che lettere, oue laX.& Z.furonpoi tolte da Greci al tempo d'Agcfìinfianto De'carat feri de Getti,s'attribuifce l'inuetione àGalfila,di quelli de gli Egituà lfi de,ouero à Mercurio,come uvol Diodoro Stcvlo.S.Girolamo poi nel prolo SGiro go de libri de Rinarra che Efidra cancelliere & dottore della legge,quan "io . do laficrijje,& reltaurò,ritrouò nuoui caratteri di lettere, le quali vfiaua noi Giudei fino al fiuo temporaneo dopo le hanno tifate fino ai tempi no ltri,& effe lettere H ebraiche hanno una cefi in loro,'che niun'altra di al tre nationi le ha, che le uoci,et nomi di ciafeuna di loro hannofignificatio ne di qualche cofit,&quefli misteri loro fon notati da EitfebioPanfilo nel decimo libro de Pi eparation c Euangelica,*? / capitolofecodo.Dali'inuen- tione de i caratteri fifon poi trottatele fillabe, nelle quali fi notano il nu– merosi tempo,lo fiiritee il tuono;& dalle fillabe so derivate le dittioni, & dalle dittioni le oradoni;& in tutta la oratione con/iste la lingua, ò il loiguaggio delle perfine.Hor le lodi & honerì de iprofiefferi delie lingue firn moltifi quali finecintamente anderò cotandofecondo il confveto modo, che nel difeorrer tengo. Quelli adunque che fanno profieffionc di più Un guefon daejfer riputati per qiteflo,cbe tanto più fono eccellenti dei brut ti quanto più lingue pof[edono,impero che,je noifiamo avanzati di gran– dezza dagli EiefiantUdi ferocia da LeonUdi velocità da cervi, di fortez– za da Tori, dìprovidenza qualche volte dalle formiche, nella lingua al– meno fvperamo tutti gli animali del mondo. Et,fe bene e celebrato quello uccello che dififie aPfitaco Salue,&quel Corvo chedife à Auguflo. Sal– ve C^fiir,& quella Cornacchia che fu la cima del monte Tarpeio,nonpo Gg 3 tendo
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