GARZONI - La piazza universale - 1589
r *tirEH _SALXl 47 7 ili oglìj nella curatione delle piagbe,&dell'vlcere infiflolite digrandìfi ma fuga la virtù del fuoco.Co quefi" arte fi fa l'Elixir cofi cordiale inulta to da j'oli dis~tillatori,il quale a un certo modo ingiouanifcc l'huomo,lipro- longa la vitajo rinuoua didentro, <& quafi nouelia Fenice lo rende àgli occhi altrui Jpettabile,& marauigliofo.Terò beniffimo, conchiufe Tho- tnafio Eraìlo nel fuo libro de' Metalli, che Vis abiolut a eli ai s medic a fi– ne deftillaroriajmperò che,fenonfioficrol'acque diftillate,i licori, gli o- glij,e toni'altre matcrie,cher.c' vaft di vetro,d'argento, & oro ( efiendo quelli di piombo reprobati da Michele Sauanaruola nel fuo libro deWac qua ardente intitolato à Leonello Eflenfe M archefedi Ferrara) fi difiilla- no,io non focome potrebbonoi medici introdurre acconciamente mai la defiderata fianità nel corpo deh" b uomo. Ma fanno quefii defiillatori anco– ra loro cofe indegne dell'arte qualche volta,e contraria all'honoratapro- fesfionec'hanoprefa, percioebe no macano detroall'officine loro acque di mille forti per meretricio Ganimedi,da defilar la lafciuia chefiofje addor– mentatale tante uarie forti di belletti procedono parimente da quefl'arte AlchimiHica,laquale haprefo commercio congetilhuomini, & Signori, in bai fami artificiati,in acetifilllat'i, in oglufaluberrimiftn elettuaru an- gelici,& con mcretrici,& ruffianifm biacchefm canfore,infiolimati,& in mille poltronerie,eh e le redono,più che carogne ammorbate,fefide,e pux_ Zpleti appreffo a tutti, lo tacerò p honeflà quell'acque,et quei fughiti qua lifolo in atti, &• opere disbonefle s'ufano tutto il dì dalla infame e vitiofit fcuola di quefii fcorrett'hpche talbora col mio dire nonimparaffero ipiù femplici lamalitiainueteratadi quejle pfone laide,ofcure,& vìtupcrefe. He anco dirò le furbane che fanno alcuni co quefii ogltjfiillati,& co que file acquetando à capire al mondo,cbe fiano acque di cedro,di turato, dì gelfomini,di Garofoli,diff>icco,& ogltj dìfaffo,di tartaro,difilfere ne rite gotto àpena una minima particella di quel tanto, chela malitiofa lingua fhbrica aflutamentc appo le orecchie di quefli,&di quell'altr o.AU'ulti– mo pochi difiillatorifono che non facciano del medico à più potere,&pr e fumano tato di alcune ìfpcrie-ze à cafo & p forteprouate,che, fenrza tener nìun conto di rcgolene di canoni medicinali, uan p le cafe medicado que- i~loc quello;e molte uolte applicado iremedij al contrario,dano occafione àgli infermi di chiamarli desfilatori in luogo di defiillatori,desftlàdo i cor pi cogli onti calidi,& eccesfìuitcome interuieneàchififidadell'imperi- tia,& ignorata loro.Et bano anco una parte irrazionabile e stolta alcuni di esfhcbc fi compiacciono tanto in coterie loro acque:& fughi, che fan– no del Mathiolo affatto appreffo alla brigata co tata rifa &fiioccbezja, che diretti talbora,che bauefiero fittoli capo,e il uifo detto a un lambicco diacqua melata,catanto fiaddolcìfcono di parlar di herbe dluerfe,diluna ria,diTbapfta, diScrpentaria,diVtntafilon ,diFerula,diCentaurca, digi-
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