GARZONI - La piazza universale - 1589

V ì \ 1 ? E K S A L E. 47 9 darle parole,igelli,la noce, i moti del corpo, per imitare i cojìumi à pie– no della perfona:doue,fe pacano il termine fon chiamati buffoni,ma f dolo con gentilezza Con chiamati perfine accorte > e fiipulate ; otte gna hauergrandijfimaprudenza,® bauer molto ri/petto al luogo,al tem po,&ailc perfine con le quali fi parla, & non difender niente alla b foneria,come fan la più parte di cofloro,&ma(fme come faceuano Ber to, & Straccino, ì quali (come dice il Calìiglioni) non fi partivano nient dalla loro buffonefcaprofeffione.T^on s'ban da dire manco parole fi o ne far'atti mencbe honefii, ne difior cer troppo il rifo, come fa quel M malucco del Lionello, ne tirare il collo,ò torcer la perfona fenza ritegno Et in quella parte d'imhatìone s'ha da fchifiare ancora 'la nprenfione troppo acerba,®- mordace,perche hadcl maligno, & s'hanno da recitar difetti mediocri, come le fciocchezzs [empiici, ò talbora congiùnte con un poco di pazzia, ò qualche ajfettationi eflreme, ò qualche groffa,& ben compofla bugia, qual fi recita effer fiata quella di quel ridano ,c dolendofi dinanzi à unpodet~là,che un [no afino gli era flato rubbato,pe effaltarlo diffe, che col fiuo baflo addoffo pareva un Tullio : o quella Medico Amaltheo, cbcfiiccefie a Conigliano, doue, effendo rn'humore fra contadini di quel Castello, che il medico non fa ralente, fi dalì nonindouinail male effrefiò dell'infermo,® auencdo chcun certo -pilla– no cadendo giù d'un carof't ruppe una cofiia, ilfratelfuo portò Porina a l'Amalteo cofi nell'orinale, il qual perfine haueva quel dì precifointc- fio il cafio occorfo, ® indouinando ch'era caficato giù da una barella d ruotcfu riputato dal [ciocco cotadino buomo di poche lettere* glielo fi in faccia, doue l'Amalteo accorto gli dimandò, s'bauea portato tutta l'orina, & dicendo efifo di nò, perche nclTorinare glien'tra caduto un co in terra, difife, Hor redi ignorante che io ho indouinato bene, pe in quella ch'I cadutafion rimafie l'altre due ritote le quali non ho tr qui dentro, ò quella fomma afj'ettadone della fimia del mondo nuouo giocando à [cacchicon ungentilhuomo del Re diTortogallo,li diedeficac comattodiTcdina.lafkuolariendaTrifcianone'fuoi preeccitamenti di Rhettorica traslati da Hermogene, defirittain quefla [oggia . Fabu'a cftorati o ficìa uerifimil i difpofition e imagine m cxhiben s ueritatis . A al qual propofito dice Ambrofio [auto nel terzo de' fuoi rfifici. Fabula& fiumi ueritati s no n habeat.tame n ratione m hebet , ut ìuita eam pof - fit ucrita s manifeftari.c ^ Agoflìn[antonellib. conti a rncntiaci u dice. j. Apudauftore s feculariii m litteraru m ,u t apu d Horatiu m ,mu s loqui - tut mur i , & muftell a uulpcculr , u t pe r narratione m ficìam , ad i d quo d agitu r ner a refer a tur oratio . DiliingueTaulo Suardo le favole co munemente in quattro fpecie. La prima manca in tutto di rei ita,® chiamata Apologo, come quando induciamo à /duellare befiie, ® ani mali

RkJQdWJsaXNoZXIy MjgyOTI=