GARZONI - La piazza universale - 1589
48 0 " P I A Z Z A mali , & di tali fu amore Efopo. la feconda è vnafintione,ouero que la fituolofa narratione che da molti vien detta figura, la qual nella fitper- ficie mefihia alcune uolte ilfauolofo col vero, come, fe diceffimo Licao- ne Re d'Arcadia perhauer poflo innanzi à Gioite in tauola membri hit- mani cotti per viuanda effer siato conuerfo dalliiteffo in lupo,e tutto f uentato ejjer fuggito nelle felue : stando la verità che Licaonefu caccia– to del regno da Lifania nobil fignor d'Arcadia, ilqualc pofiia fu nomi– nato Gioue,& bìfognò che come profugo andaffe mò qua mò là per mon- Littantio. " del continuo errando. Quindi Lattando nel primo delle fite IH siitutionidifie. Orriciur n Poeta : in e o ed , u t e a quxgeft a flin t u aliqua s fpecie s obliqui s figurationbus curri decor e ahqu o co traducanrur . La terzafiecie è la parabola, laquale fapiudhifioria, che difauola;come quado Homero defcriue Vliffe alligato all'arbore del la naue,per non effer attratto dal canto delle Sirene. La quarta ffecie no ritiene alcuna verità ne interiormente,ne in fuperficìe, effendo una mera inuentionedi vecchiarelle deliranti, le quali hanno diletto di raccontar le filoflrocche appreffo alfuoco. E chiara per queflo l'utilità dellafituola, che Menenio Agrippa(come narra il Boccacio)accordò la plebe Rima– na ritirata fui monte Auentino coi Senatori con vna fauola folamente,e in Apuleio fi legge, che la carità generofa donzella per fua difgratiapri- gionera,raccontando lafitta malaforte,per narrar la'fauola di Pfiche dol- c emente, fu da quella vecchietta ricreata. 7\elle burle poi il far co tro l'afpettatione,induce rifa afiai; & elleno fon tanto più lodate,e tenut per belle,quanto più han dell'ingeniofo, & del modefio,perche chi vuol burlarfenza rìfpetto,fpeffo offende,&poi ne nafcono difordini & inimici- tiegraui. e i luoghi onde fi cauano le burle, fon quafi i medefimi delle cetie. Ma,per replicarli, dico,che di due forti masfimamente fon le burle. L'vna ,q :tando s'inganna ingeniofamente con bel modo, &piaceuolczS*^ che fifiia, come quel che diede per confetti a certi villani, quei coriand daqua,cbe nafcono da vna fonte in Viterbo tanto fintili, che paion veri, & reali. L'altr astiando fi tende quafi vna rete,& mostra un poco d'ef talché Ihuomo correaingannarfìdafemedefìmo,comeìl Bibbiena, che penfando di far faettar con l'oua marcie vno ecclefiafiico in ì{oma,fe'l re cò con aflutia ingroppa d'vn cauallo al tempo del carneuale, & coflui fiaccò fona che pigliò didietro tutte addoffò ,fcoprendofi era vn famiglio da fìalla coftuefiito.Diuerfefpecie poi d'inganni per altri, & per feflesft fi poffanoinuentareàquali'fi poffono raccorredallenouetlc del Boccacio,del Cintbio,del StraparolaJ Ortenfio l.ando,dalle burle del Pivuno Arlotto, lei Gonella, del Meliolo, di Pontio (colarsiciliano, di Mariano,?? Serafino burlieri eccellenti notati nel cortigiano. Deefiguar darefopra tutto chele burle nòpasfino alla barrarla, comepafiano quel– le
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy MjgyOTI=