GARZONI - La piazza universale - 1589

r 4 COTS^GIV D I ZOILO. rincontro de quali coflu 'i non vale anco vn quadrate, fe ben s'eflima per H'operapiugrande che Senetionejl quale caminaua fu la punta de piedi f parere vn gigante alla vifla di tutti. Ma che? facciamo cafu Bica ciafiun il fuo parerebbe non voglio anco parer io foto quel che affronti il toro, occupar tuttala sbarra dame folo.Tarlivnpoco fopra queila materia il dottiamo Mofco, e fentircmo quanto fi conchiude da questa ba Hofc o Pedant e a nom e di rutt a la cateru a de'Pedanti . E Cofa congrua^ omninamente confentanea etmagiftario noslro in m le pagine già refo celebre, che queslo recete. Auttoreappellato il G Xpni dìlinguagarrulapiù che vn croci tante ccruo, il quale ha cotefìovno emporio di tanto pieno,come tetferiore imagine indica al mondo, & con petulante fermone ha dilaniato l'bonor noSiro commune, adopran infanamenteil fatirico eloquio contratutti, fenica un rispetto al mondo tantilumiTuUìani,ch'iUuSlrano il fecolncflro con laelegan7a, &lepide^ Inacidire,fiaverberato,per commune vltione,con lafcutica notlramagi ftralein modo,che egli apprenda quanto fia fiatoimpudente, e teme deducerein giudicio voi aitri,& noi,con quefla fua Tlatea,d'mairzipl fo– ro de i numi eìhereifiqualì per fua cagione hanno dedecorato fi gre ffo mero et huomini probi, &pcr la lor libera loquella,degnidelncme di Cen forino, o dell'vticenfecoft glorio/o. 2 \(e tu Zoilo audace, d'herculeo ual referto, hai proclamato tato che bafii, perche bifogva che noi altri ancora defcendiamo nell'arena, e concertiamo da una parte cantra gli boriti fopremo Olimpo,& dall'altra cantra queslo inepto fcrittore, che allafimi tìtudinedi vno impuder.t'iffimoDarethevàprauocando Entello feco al ccr tame.Hor non merita quel Choro iliepìio, di tante blanditie cupidinee a tobofyitio,def[er delufo dicommun confenfo ; poicke paruipende fi pers cuamente la ragione,afperna in tutto l'equità, fioca pende lagiufiitia, getta dopo il teryo tutti i termini del douere? Quella non è contumelia ta à nei folamente,ma tange ancora l'bonare di noi altri; però fa di mefite ro, che tutti conueniamo in vno,e pigliamo i pugioni in mano cantra per moflrar dinon negligere noi Sleffi,e tener poca effiSlimatione della ma nostra. Io sò cheZ.opiro,e Orbilio,& il facodifjìmo noslro Timocrate padre dell'vrbane lettere approbaranno con tutto il gimnafio infìemcl mia opinione, efen^altro fcruttinio di uocifipuò cotrahere uno accordo fra noi, chefaràtanto effìtiale& pernitiofo à quelli,quantoà queslo. Ma, percheparmi dintueregià ne gli occhi voSlri i fulmini della iracondia in prejji, diròfen%a cogitar più altra, che quefìi numi tutti habbianohauuto m torto chiaro,e luculento,e cheper queslo io infieme con uoi, & uoì inf me conme,debbiate con dire imprecationi inforger cotra loro, e con per– petuo dedecore deprimere tanta petulanza ehanno battuto in capo, rano

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