GARZONI - La piazza universale - 1589
E <DEL CON V EìfTQ DJ? MALEDICI. 15 runoimlfcri che noi fippìamo tutti gli arcani loro?e che non è cofa turpe, edisbonesia fatta da ej]i, che mille voi te nei ludi l'iter arij non habbiamo let ta a idifcepoli nostri ? Quando il dominatore dett'Herebo ficongìonfepro- m'ifcuamente con lapulcberrima Minta vfandola perpellice, in contem- pto etfreffo della coniuge fua Troferpina, chi meglio l'ha letta di me a (fin- theoloper le mie quotidiane let tioni erudito al par ttogn altro Cornilefuo? Chi è confcio più di me di quell'altra, quando le venuste Ninfe darcadia ebrieài Zelotipiaconuertiron la 2\£i«/a Syringainun Calamo Taluslre, perche Tan T>' ÌO de TaHori infettauapiù quesìa,cbe tutte loroìNon èpofìo inpropatuloa ognuno il feguito anxio ,& urgente, che tenne Gìoue a In– fama Scorto nobiliffima, oue la T^infa Lara fece iattura della lingua, per pandere ilfecreto a Giunone di queflo Scelefìo commercio meritamente in- uidiofa?non è cognito dxun cardine ali 'altro il Lenocinlo indecoro ufato, per amor di Siluano con la blanda Galatbeà,cb'empie di verecondia & ru– bare qualunque tiene di pudiche cogitationi i precordi) fuoi repleti .Echi è d'ingenio coàrude,& d'intelletto così obtufo, che non faccia ungiudicio, extraneo del cafo ignominiofo di dauco, e Vanopeaper effer siati viìlida Trotheo copulati lafciuamentein mc^Zp dell' EffuanteTelago,nudi fra lo- ro?Mi che.vò io voluendofrufìaloriamentei gesti particolari di costoro fe fattele sfere fupercelestifonpiene delfetore di questi luxurianti arieti in modo che il stabulo Faccmeo d'argo non e di fi fedito odore tabefatto co– me quelle. Et grande indignità delle piiriffime auri noflre feniir ripeter tan te uolt e le mollitie di quefìi tauri indomiti, onde bifogna conuertire il cala - tuo addoffo alliuor Garzpnio, & argurlo, fecondo la condecentia nostra, deH'htirhano stile,cba adoperato cofi mordicamente in vilipendio noflro. Ecco l'imnorigerato noslro aduerfirio, che tratta dapedagogi bumiliffimi' gli eruàiiiffvn'i precettori delle uere lettere.Ecco il lanifìci del noflro bono- re,cbirride tutta la caterua de più eruditi viri,c'babbiano lefcìenzf,& di fcipl'me tutte. Ecco un'altro Democritto,cbe con aperto cachinno illude fin gdxr mente la toga noftra magistrale di tanti pregi decorata appreffo il ma do,Mi forfè ha a cintola lingua ne gli obbrobri)nojlri,percheinluino eia ce una mìnimi imtghe d'Ortografica frittura, nella fua elocutionenon appxre venustà d'lacuna forte, nelle parole non fi può aipicere una colli- ganZivl mondo;aè'periodi non è quelnumera completo che s'oora da'dol- ti fielipratione tutta non fi uedeattro y che uno incondito, & inculio modo, é firmocinare.ùoue fono i mebrì dell'or atione da huomo eFper tornii 'arte del dire esultandone lefuppofitioni lepide; doueiappofitìoni venuste; do - nefimanifesla una figura pule ora,e degna d effer notata in tuttala fua, campofitionetQui fi defidera fole er•itditione, documenti ingenui, ejfemplì, grauifentenze profonde>urbanità hitare, ordine congruente,e nonfcurrili tà,e fattuila commiste infìeme/ome nìmìamentele uàadmifcendo in tutta, lopra .però lafcia il giudic'màqueitialtricorniti,chefapvmmomeglio,di me„
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