GARZONI - La piazza universale - 1589

V ì l i r E K.S A l E: 149 I {e1{uHka,dimoflrano menchiarametequatoPufurafòffeinedio preffo a Romanico quelle parole. Mai o res notòri hoc habuerunt, & ita in lcgi» bus pofuerunr,fure m duplicódemnare,Fenerarorern quadrupli: ^ Ci ceroncfcriuendo ad Attico,recita,che i Salam'mUvoledo fare ufivr potero,cociofia che la legge Gabbila lo vietava effreffiamlte,®probibi ua.® il Biòdo,nel 5 .libr o dellafita Roma Triofate,nana,che Ale/ladro Seuero nato di dona Chrifliana, ® huomo da beneprohibì dSenatori maniche rio deaero ad ufura.ma fi cotentajfiero folamete di rice che cofa in dono:& ch'egli fv ilprimo,che ridvceffi l'vfvre à tre per to,no effendofi tcnvto fi ftretto coto di quelle per auanti,ey ti alla legge delle dodici tavole chele vietò co grandiffime pene,® go degli yfurari. T^cWantica legge fi vede in pia luoghi,che fv efireffa- mete prohìbìta àgli Hcbrei. onde nel Devteronomio al yigefimo ter èficritto. No fcrneraberi s frat i tao nell'Effodo al vigefimc^fecondo. Nec ufiir a opprimc s cum. nel Lenitico al vige/imo ^«/«ro.Ncaccipias ufur a ab co. in Ischemia al quinto. Vfura s ne finguli s à fratribu s eaigai s ue- ftris.e ^ /'/ Profeta co voce del divino oracolo proclama, che no può hab tare nel tabernacolo del Signore colv'ucbe da advfnra. Sato Amb nel terzo de'[noi vfficij chiama l'vfura un latrocinio vero : ® n de Bon o mortis,/ ^ chiama vna rapina.David Profeta la chiama una uo jragine,dicedo de gli ufurari. Qui deuoratplcbe m meaiìcut cic a panis . S. GiouanChrifofiomofiopra il quinto capitolo di S.Matthecfomigliala pecunia d'uno ufiuraro al morfio d'un a]pide,fche,ficome vn morfio afiidepar che s'addormiti nelfionno còdìletto,& indi muore, cofi un riceuapecunia da uno ufuraro,par chefienta vtilc,®coni modo,ma fetto V ufura lo deuora,& distrugge. Quindi è che tutti ipopoli del hanno abbonitole detestato fommamlte l'vfurc.l^arraCornelioTacit che i Germani l'hebberfiempre perlina cofa iffccrabile. Gli Indiani Vammefiero fra loro. 1 Scitbi(come racco fa Givfiino)nofiolamite n ravano le ufurc,ma firezjzauano anco l'argento,® l'oro tanto daWa nationi apprczjtato.gli Atheniefifuron tanto inimici de gli ufirari,ch nel Forolorofiatt'un fuocogradisfimo,abbruggiarcno vn dì tutte le f ture di quelli;talchc Agefilao efclamò,cbe mai ne'giorni fuoi bavetta fio unfuoco più chiaro, & più filcdido di quello, i lacedemoni hebbero per cofia abhominabile fuor di modo l'vfura, pche Licurgo lor legis re infiìtuì, ehogni enfi ficopyafe con permuta dirobba,et còpefrticr.e di merci, fcaccìddo l'ufo nefando della pecunia affatto dalla Repvbl ro. Di Lucio Lucullo fi legge,che da tutti fu laudato,® co divini honori celebrato pche cacciò della Provincia di Afita tutti gli ufurari a un t to.Tcr la legge ciuile,et p la canonica infime tuttiglufurari si nota ìfiami;et s'accadcjfe cb'unfratclloi fgiudicio dell'altro infiitviffe be M m 1 vno

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