GARZONI - La piazza universale - 1589
V 7^1 V E ì \ S ^ Z E. 6QÌ ntente)dagli antichi RomanUonde fi legge appreffo a "Pietro Crinito*he T* nel tempio di Venere in dilatatole di bronzo furon fculpite leggi di Rufi- c ° a t t o ' fiania delfegitente tenore. Che le ragioni del uedere,delparlare,delfidu tare,delbuccinare,delmaneggiare,delTintromette rfi*delpregare, del fnadere le femine, ftano concejje perpetuamente di giorno a gli buomini, ne fiaperfiona, che gli habbìaa impedir o difturbare quefte commodità dalla cafia,dalbuco,dall'borto,dall'vfcio di dietro,dal tetta,dalla calle, dal lefinefìre in modo alcuno ififerui la fede,fi diano configli, & fi prefli ogni aiuto,&fhiiorete di nottefeofì diceua la feconda tauola)congli vfiati mot ti,con i filiti accordi,congli daticontrafegnifi poffi andar daloro fipicebi fenz[altro,e tolta uia ognipaurajeuata ogni timore,rimoffo ognifofpetto, fi/àcci ingrefìo a quelle,firuendoft del tempo>dell'ordine* dell"occafione fecondo i bifogni. Et Licurgo quel fimo legifiator della Grecia a gli Lace demoni) fece una legge da ruffiano perfetto,permettendo, che in eccorren Za,cbe un'buomo attempato* per debolezgadi forzjipaco atto al confirr tio coniugalebauejfe tolto per moglie una fanciulla di prima età,potefiè eleggere afiuo piacere qualchegiouane più poderofo, & di miglior neruo di lu'hilqualpigliaffe cura d'ingrauidarla,pur che il parto*he nafeeffe fiof fe tenuto del marito.l^e Solonefi moflrò meri partigiano,o diuoto del rufi- fianefmo in quella legge fu a Jone ordinò chele donne maritate, ritrouada i mariti loro ne ipiaceri del letto di(utili,&inetti,baueffero copia di eleg gerfi alcuno de iparenti*ol qualefìpottflero congiongere,neperò fojffe in podefià dialcuno di riputar quel figlio £altri,che del marito uero.Ma co– te fa arte furfante fi a,&uile,e poi ere fiuta col tempo & coni'oflferuan- Z? degli huomini,a grado tale,che dilatatafi per ogni parte* tenedo fe r mopofieffo quafiin tutti i luogh'hfih difeoperta al modo per Regina degli animhé" de ìfenfi di tutte le perfine.Et in fegno di quefio,cbi legge le bi– lione uede,cbe non è fiato quafì buomo cofigrandeche non babbia riueri to lofeettro di cofle'hìnchinadofi al ruffianefmo,& alle lufìnghe di quella falfaamica de'cori noflrihumani. ScriueEgefìpponellefiue hiflorie, che Egcfipo . Taolinamatrana cafliffima,et boneftififima*ÒSemplicità neramente efire ma fu dai Sacerdoti della Dea Ifide con infittito* nuouo ruffianefmo fiotto- pofla a un nobil giouane in cablo del Dìojlnube.e di Clodia Romano rac– conta Plutarco, che nel tempio della Dea Buona introdotto per mezp de p l l l t a r c o ruffianefmi in uefle feminile,fu a disbone fio commercio con Tompea mo glie di Cefare*heper ciò rihebbe dal marito giuflamete la ripulfa.Si gLo rìaArilìippQ Eilafofo apprefia Atheneo,fra tutti gli amatori di Laide A t l , e n e o - Córinthia efiferluifolo*he pofiedefie quella seza efler da leipoffeduto ,e no peraltro certofe no perche la reafemina fferuiua dell autorità del Fi lofofo, a tirar col fuo mezp la frotta de fiecolari a cafia fua. Taccio di T^ero J .Q ne ,di Commodo* d'Hetiogabak lmperadori,de'quali fcriue Lampridio, che
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