GARZONI - La piazza universale - 1589
r 7 ^ I V E Ì\S A L E. 6i 9 ramete trouaffegli vnguenti non fi legge.Plinio dice ben quefio, che no» erano ai tempi di Troia.Ma Giofieffo nel fecondo dell'Antichità Giudai– che contradice a queflo,fcriuendo che Giacob, ilqualfecondo Eufebio fu molte età prima che la guerra Troiana, mandò a Giofeffo fuo figliuolo » che a quel tempo era prefidente ai granari di Faraone, tra gli altri pre– fetti, anc o -vnguenti.i lpredetto Tlinio, & Solino raccontano, che Alefi frinirò spigliati di Dario ìfieccati, tra l'altre cofe del Re un fcrigno d'un– guenti ui ritrouò,onde poi tra lodati, & bone fi beni fu dai nofiri annone H c r o j o rato. Ma Herodoto nel terrò ferine, che innanzi Dario ufauano Terfiani gli unguent'himperò che Cambifedi Ciro figliuolo mandò al Re degli E- thiopì i Macrobij legati co gradinimi doni,tra quali eraui un uafio d'ala- bafi.ro co ungueto.Vuole Tlinio neltrigefimo libro al capitolo primo,che Korat l'inuentione degli unguenti fra de Terfi;&par che Boratiolo tenga an– cor lui in quel nerfo. Perficos o di puerapparatu s . Ma non fa riferir e apattoalcuno chidi quefla profeffione in Italia fa Hata il primo infiitu- tore. Sol fifa queflo per l'HiHorie di molti,che trectto anmfittte Roma, fetrra che in quella entr afferò unguentile profuni d'alcunaforte;e quan do cominciarono a mancar le guerre in effa,fubito i uitù, & le lafiìuie ui fecero ingrefio ^piantando la radice,oue per innanzi non era fiato manco lafemetc.Dalche Tito Liuio,Macrobio,Stlus~iio, &• M.Tullio riopoffono apenafittiarfi di piangere,® maledire le uittorie, «irgli acquifii che fe– cero i Romani in Afta, percioebe, figli Terfi,& Meiifuron debellati » & uimi co l'arme loro,effiper il contrario uinfero i Romani ce» gli uitii, & con le delicatezze, che di sbandite ,& peregrine, acquistarono il pofieffo intiero dell'Alma città alle delìtie arrefia, & fieggiogata. Far monumcntUportarc anelli doro in dito, caricar dìfbecie le uiuande, met tere il nino infrefiebo nella neue,e portare odori,®-profumi addoffo(dice Cicerone, fcriuendo ad Attico ) mandarono gli A foni per prefienti a Ro ciceron ma, in ricompenfia, ®- vendetta delle Città ,cbe loro haueuano figgioga te, & del [angue da quelli ffarfio in tante e tante battaglie occorfie fra l'u na, & l'altiagente. Ma maggior danno fenra dubbio riceuè Roma da Afia,che Afìada Rpma;percioche le terre che i Romani acquiflarono in Afiafubito fiperderono, magli uhi), che Afta mandò in Roma mai di quella ufcirtno. Hora, benché diuerfiautori habbiano de prefumi, ®- Alceo. odori fatto tal flima,che anco dalle profe loro fon fiati selebrati,come gio utuoli, & diletteuoli al corpo ,fì come Aleffto tefiifica igrati odori con ceder gran parte difanità al ceruello; Alceo narra perfio ave cofa,®- gio conda, d'bauerfi onto il petto di pretiofi unguenti; e Galeno nel quarto li Galcni * bro de'Semplici dice,cbe l'odore dilettabile e cofi conuenicte alcerebro, come ilfitpor dolce c amico della natura:7^pndìmeno l'ufiargli eflrememt te, & di foucr ch'io fin cambio di delitiecomefhn Upiu partano filo è de gno
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