GARZONI - La piazza universale - 1589
V J N ^ J V E R\S A l E. 6I9 ino. Quefìì fono gli amici Epicurei, quei buon compagni dì Sardanapalo » quei fidi Acati d'Arislippo chepiaccion loro, ne'quali fi dilettano, <&oue la lingua loro a nominarli brilla d'estrema gioia,& allegrezza, dall'altro canto hanno vna naufea allo stomaco indicibile,a fentir, cbeilHeToro he neffeieW acqua; che Apollonio Tbianco s'astenete dal vino > the Socrate vfaffeil latte per beuanda, ma godono bene infinitamente, quando finitone nominarevnLucioTifione, che continuò due giorni a bere alla prefcwza di Tiberio, vn Senocrate ch'ottenne vn premio daDionifio, per bauer be– vuto vn mastello di vino in vn conuito ; vn J^ouellio Trkongio Mi- lanefie , che fecondo Tlinio , nel libro quartodecimo , ne benne tre mifure grofjein vn fiato foto. Vanno in fucco, & in brodetto , quan– do odono ricordare il vino Falerno , il Surrentino , l'Albano , il Vicentino , il Fundano , il Mamertino , il Venafirano , il Talenti– no , il Candiotto , il Lesbio , il Thafìo , il Calibonio di Damafco , il Chiaretto de'Galli,il Milefio, il Leucadio , l'Acantio, il Corfiotto.e tut– ti quei più uolgat'hche pafifano oggidì per le lingue di ciafeuno. Ma che dì rò io de cuochi, che non fìa minor di quello, c'banno dì lor narrato tanti Attcn auttoriprudenti, & faputi? r >ìon tacerò già cheAtbeneo,nel quartodeci- tnolibro delle cene defiuoi fapìenti,dice che gli antichi chiamauano i cuo– chi della patria Mefioni, e ifbrafìieri Cicale, & che Mefioni era» chiama- chrifip- ù,fccondo Crifippo dal gran mangiar che fanno,percbe ban fempre legua P ° • eie delle uiuandegonfie come balloni;onde d'un cuoco ficriue cofiTo{fidip- ^ « . Cum fiscoquusprofeftus extr a limen es , curri priu s no . coenaue - ris.- e cicale forfè, perche s'empiono tanto, ebecreppano. UgrecoToffi- P o f f i < " P* dippo,ne'fuoiTripudianti, induce un Cuoco fai'altre cofe tanto baldan- * K> * Zpfio,che uoltandofì a Leucone fino dificepolo, & ad altri fiuoificolari, ejfal- tai cuochi come capitani d'efìer citi, che uefiiti difquame dipefee, come di tantepiaflrccoifbiedi infatici dell'arrofio, come d'alabarde, coifiecebi di rame in mano come celate, con la moltitudine de'guattari attorno, co– me di tanti fioldati, con le touaglie onte, come infiegne, e flendardi, con ruti da porcelli, come flrepiti di bombarde, fi fan far largo nel campo del la cucina, di piedi, di tefìe, di gambe, e dì fiangue di morti tutta lorda » & imbrattata. Doue che Sofipatro ,nel fino Dementiente , riintroduce Jofipatr vn'altra,che paragona l arte della cucina all'arte militare affiattoipcrtbt le uiuande uanper ordine,e a fchiera,come ifioldati: loficalco è il capitano principale che commanda a gli altri: fi drizza" le menfie come le tende,e ipadiglionì alla campagna:fifuona ipifferhC i lauti,come le trobe,e ì cor– ni della battaglia, fi da l'affatto alle uiuande come ali efferato inimico; fi confiderà il tempo opportuno de'cib'hcome fe fofje unaprouìdenza milita– rti colpi de'dentifion quai forti,quai rimefii,come in guerra fi c ofluma; lo Crepito delleganaffe egrade,come è ilfracaffo della battaglia, fi rinfrefia Xx n e
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