GARZONI - La piazza universale - 1589

4fffk P I A Z Z A ra fua tirannica, e micidiale, alla qual cofaaHufe hcnìffmó lafignor* Vittori a Vittoria Colonna in quella Sìanza. Colonna . Quanti fon poi, che divenuti amanti Dì due begl'occhi ,-e d'un leggiadro uifo, Si pafcon fol di dolorofi pianti ^ Da fe ftefjì tenendo il cor diuifo i Et Hieronimo Beniuieni in quell'altra. re Beni- mira il mio martire, apena il crede, uieni. ^e l'alma il fa, nel mio deftino ingrato. Antonio *A questo ìfteffo allufe Antonio Beccaria affai dolce "Poeta latino, in qu Beccaria , ver//. Quam bene torfisti iaculum memorande Cupido, Pontian o • Traieceremeum fpicura diraiecur. Scriuapur Totiana, che Zenone Citieo riputò amore effer un DÌO d'ami Atheneo. t l a , d t Hh e rtà, dipace,et di cocordia,Ticapur Atbeneo,che gli antichi lo fecero un Dìograne, ® da ogni bruttezza & difformità molto lontano Habbian pur gli Atbeniefi apofìaloro erettala (tatua d'amore nell'Aa demia dedicata aT'aliade,per fignificar che foff e un Diofapientifsimo.Af Inda. fermi pur Erxia nelle cofe C'olafonie,quanto fa,c he i Samijgli esecrar no unafcuola, & che lafuafefla era chiamata la fefa della libertà 5 che ben fanno,® beprouano quefli puliti innamoratile pace, che cocordia nafee da quello,quanto flagrane nelle fue attioni;quantefporcbezje pr cedon da lui;quanto fa pazgp e frauagante ue'defderij, & ne' penfiier c on quanta feruitù gli tenga febiauì al fino comando.® Theofraflo (fe ben mi ricordofno hebbe cattiuo penfiero, affegnando due archi ad amore fiuolibro Amatotio;uno,qttal dice egioche qdopranella felice fortuna,® ^ l'altro ch'ufi nel dar morte a gl'infelici ® sfortunati amanti.7{cfu uan Anitou- a giudicio mio il concetto d'AriHofàne, nel fino pithagorifla,che Amore fofle cacciato dal concilio degli altri Dehcome fedìtìofio, ® perturbatore della pace; ® che perfichernoglifoffer tagliate le ali da tornar più in eie le,s forzandolo ad h abitare come profugo fa lagete del mondo di pari probità, ® di maluagità fmile a lui. Son dunque queìlì galanti moderni ciechi affatto non fapendo che compagnia fi a la loro, ne eh e fiutttfan p riceuere dall'amicitia di questo perfido ®dìsleale. Kfpn fanno i mifer quute calamità fi coprano fatto quel nome d'amiche,® di fignorejequal nò dirò ch'amino, ne che reuerifcano,ma ch'adorano come tor diue princ palifopra le quali forman tanti capricc'hfabrìcan tante chimere,dìffegna tante aanità,che al fine co i mal podi fonàament'ututta la machina damo reruina in un pelago dì miferìa,® di (augura. Che maggiore infelicità fi. può narrar di quella dH ere ole,quando p'oflo ilfuo honore in bando, fu tr nato all'improuìfo dagli Ambafciatori de' lidifeder nel grembo della fua amata,la qual gli tiraua ceni anelli delle dìta,et egli banca una/carpa d lei ne

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