GARZONI - La piazza universale - 1589

7o o " P I A Z Z A e ilare in letto per quaranta dì fenra poterft mouere, è riputato una u feruitù amorofi,degna di vero , fedele, ® [incero amante. Hor vedìfe la pazjia gli ha penetrato dentro nel capo a modo,poi che non ha mai [non quanto vedono,® odono la caufa delle lor miferie,et i guardi frali acutUeparole faette mortalità uììta un tormento dell'in[erno;et d ne penfano hauer uìta,& ripofo,trouano una morte bombile,® una pen acerbìffma da patire . Quefla è la ulta propria de gli amathpafcerft di ue to,cibarfi di freddo,riftorarfì col caldo,beuer delle lor lagrime, mouerft fatiche ìnutili,effer citar fi in uanità,fauellar di pazzje,ßudiare in capricci, fantaflicare come allocchi; astrologar come cucchi, far caflelli in aria barbagianni,® stampar nidi in cima de i tetti come le ciuette.T^e ua questi mi feri,® incauti Ganimedi la guancia purpurea come rofa, la fa cia leggiadra ® uenerea,gli occhi che femiliano fiamme,® fuocofi cap li d!oro,la fronte amena, le labbra di corallo; la mano lafciuetta, il po melo gentile & gratiofo,ilgesto garbato, le parole foaui,ilprofumo,il mu fchio, ® gli odori arah efebi chefpirano dalle vesti,che quando la fi s'incapriccia, no è il mare oceano co fi brano, ne il camello del tirano crudele,ne folgore cofi minaccìofo,ne terremoto cofi horredo,ne ferpe uelenofo,come ella fi dimoftra neluolto,® nelle parole.Ecco chela mat na non apre la finestrata fera chiude il balcone, da mezgp dì fila ritir in Chicfastàfulafua ,perleflrade non alza gli occhi, non [ente ifaluti non uede le riuerenze, non nota gli inchini, non attende a' cennhnon guardi,non ha penfter di fofpiri,non tien conto di fnghiozjjy non con a proferte,non afcolta promefe,non ode humìlìationi, non riceueprefntì non dà audienza a imbafeiate,® flrapaccia la feruitù loro come di beflio- le priue di fenno, ® d'intelhtto.con tutto ciò voglìon feguir quefle darf in preda a quefle orfe,far feruitù a quefle patbìer e,amar quefle fruir quefle leonefe,per un poco di bello apparente,che fparifee com bra,o co-nefumo a un tratto.T^o hanno i cattiucllì mai altro in bocca, i nomi di Laura,di Vittoriani Colombina, di Flamminia, d'ifabella; no parlan d'altroché delle lor bellez^e;non efialtano altro che la lor grafia non fauellan d'altro che dei meriti loro;? antepongono all'Helene, alle cretìe,alle Cleopatrefaßomigliano alle Veneri,alle Diane,alle Clori, alle Galathee; ® o^ni parola riefe in fauorire le manierale cortefe,le dolc Ze,cbe ffunta fuori da coteste lor celefli Dine : per le quali caminano tofi giorno ueslitì come ninfati Isfarcifhcol fiore nell'orecchia,con la ro in mano,coi fuoi guantetti profumati, con la gamba attilata, col paffo tificiofo,col motto galanthio,co l'andar leflo, che paiono Daini di Soria,& qui fi fermano un tratto, danno una occhiata ;fanno vn cenno,tranno fofpiro, fan di pennacchino vna volta,falutan [otto voce,fi raccomanda alquàto,riceuono vn rifletto forbito,vn guardo malitiofitto,® allbora col farfettopien di gioia par tono cantando, ® vanno a cafia a comporre feftina,

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