GARZONI - La piazza universale - 1589

pi blamente ;vn filare nero, cometa caligine de"camini ; vnlafàcato d quadrelli mobil'uche par che idrici Ih abbia disfatto a pojia le nuira ga-rzate di mille disboneHà,e fircitie, che iforefieri per difetto v'han– no fritto per tttttoile tauolepiù ontcche quelle de beccarle tardate de tro,e fuori p la yecchiezjjfie tovaglie forche dì vino, e di brodo , oue E\e de Mofcouitifhperpetua refidenza;ìfkccioli rotti,e rulnati piti che le vele de marinari;ifilini attaccati infieme colflo,e con la cerafi bicchie- rifienz*piede;i boccali col vìfo rotto; i fondelli col uerderamo alto tre d ta;} cucchiari brutti,come le mefcole di cucina ; ì corte'dìfenxa taglio, le forcine fenzapvntadefcutelle nere, cornei bafiotide pellegriniFrancef efugamaniflracciati,come le tele de'ragni,i leniuali tutti ripe7gati,e ricbi di brutture-fi letti duri come firammazzià coffinipuTgoletipiu ch l'orinagu afta, i capezzali pieni dì cimici, le coperte chefandatanfo p ogni banda;i letti con fornimenti da furfante polito quanto dìrfipoffa, infiamma tutta l hofìeria efclama da ogni parte pidocchieria e frema, infinita.Grida le mura rotte,ipalchi ruinati,if6damttiguafli, i tetti ape tuie congionture diuifegli architravi faccatùl'bofto furfante, Ihofiefla furfantiffma,che fi marchi via quanto prima,rie mai fi volga indietro,co me fece la moglie di Loth,per no reflar talhora conuertito in vna mafia fiaxji,overo in vn monte di pidocchi perfiiagvra. La mala etera dalc ni ecofa anco più notabile, quel vifb agrefie di Madonna hofla, quel c di mafiairone, cha Meferhofio, quel moftacìo di porco delfvoferuitore quel parlare afinefco,quelle carene villanequei falvti fielvaticùqueife uitfj[garbati, e infipidi, quelle dìmande da furfantane, quelle rifofle d becco cornuto,che vanno intorno,come le caflagne dopò paflo . Ma ifa tifuperan di gran lunga gli atti cattivi,® infoienti, perche fi-agli afiaffi- ni e loro non ve ale vna diferen%a\Talhora il vinoè battezato dentro le cantine co ificchi d'acqva;la carne è rifcaldata per forza di padella, di craticvlafi' aleffo e condito col fguazjetto d aceto, finocchio, e cip accio non pvtifica, l'arraffo è martirizato connuouo lardo, acciò paìafre- feo, e venuto dal fuoco allhora allhora; la torta è ricotta due, o tre vol e con frana metamorfofi diuenta tortello, e poi menefira, e di nono to velìendovarie forme,aguifadellamateriaprima ; ilpeficeè carpionato •colfale,e con l'agrefie per eccellenza, acciò lapuzja nonfifenta ; i frrut tifon rinfieficati con l'acqua di pozjp, accio non paiau dall'arbore fic cati vn mefie manzi, e finalmente ogni cofia fa da poltrone, e puz gaglioffo lontano mille mig fi a . Qui vediìfornitori furfanti, cherubban- la provenda a cavalli ; le ferve da poco, che non fanno cucinar due v ue neff acqva;la padrona come la moglie di Tinabello altiera^ difdeg fafhoflo, che aguifa del Re Cimofiofia appiatato dietro al letto, pera fannarti. Quiforgi Ihoslo per vn cornuto , fhofefaper vnavacca, figlino-

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